Dal 1968 ho realizzato più di cinquanta mobili in massello. Autodidatta come creativo, la mia teoria di composizione è modulare. I lavori sono componibili, smontabili, adattabili a spazi e ambienti. Ho fatto di tutto, tranne le sedute: librerie, tavoli, armadi, armadi scala, letti, una cucina, pannelli, specchi, cornici.
Curo tutto il procedimento dalla progettazione alla scelta delle essenze. Partecipo direttamente dalla scelta dell’albero al taglio e alla lavorazione del legno, fino alla lucidatura. Il legno è protetto da antitarlo e vernice ad acqua che mantiene il colore naturale.
Dal 1997 in poi tutte le esecuzioni sono del maestro ebanista Leonardo Ciccarelli nel suo laboratorio a Monsoreto di Dinami in Calabria.
Leggi la storia di questa avventura con il legno.
ARMADI E ARMADI SCALA:
ERETTEO 1988/1995 armadio composto da 14 elementi sovrapponibili (7+7) di cui 2 cassettiere, noce – SENTIUM 1991 armadio scala con cassettiere, olmo – CASERTA 1992/2010 armadio scala elementi sovrapponibili con cassettiere, olmo, noce, frassino e ciliegio – ZIG ZAG 1992 armadio scarpiera, due elementi sovrapponibili, olmo – SINUOS 1992/2010 armadio scarpiera, due elementi sovrapponibili, olmo e noce –
Dal 1968 ho realizzato più di cinquanta mobili in massello. Autodidatta come creativo, la mia teoria di composizione è modulare. I lavori sono componibili, smontabili, adattabili a spazi e ambienti. Ho fatto di tutto, tranne le sedute: librerie, tavoli, armadi, armadi scala, letti, una cucina, pannelli, specchi, cornici.
Curo tutto il procedimento dalla progettazione alla scelta delle essenze. Partecipo direttamente dalla scelta dell’albero al taglio e alla lavorazione del legno, fino alla lucidatura. Il legno è protetto da antitarlo e vernice ad acqua che mantiene il colore naturale.
Dal 1997 in poi tutte le esecuzioni sono del maestro ebanista Leonardo Ciccarelli nel suo laboratorio a Monsoreto di Dinami in Calabria.
Leggi la storia di questa avventura con il legno.
Librerie
Dalla prima CODA DI RONDINE del 1968 ho realizzato fino al 2022 tredici librerie di diverse dimensioni, forme e tecniche, tutte sovrapponibili staticamente senza congiunzioni.
Librerie a scatole aperte: CODA DI RONDINE – NOCETO – OLMATA
Librerie a scatole e assi: ODISSEA – ONDULATA
Elementi con sportelli: ANTIQUA – ARCHIVIA – FIGURE
Elementi aperti con tetto, base e colonnine: SENTINELLE I – SENTINELLE II –
Grandi istallazioni con elementi diversi: COLOSSEA – COLONNATA – PANTHEAN
SONO NATO A ROMA al nono piano di un condominio di via Licia, nella zona archeologica, il 15 novembre 1946, terzo e ultimo figlio dopo Nicola e Mariuccia. I miei genitori, appena sposati, si erano trasferiti a Roma dalla Calabria. Giuseppe, mio padre era un sottufficiale dell’esercito; Stella, mia madre, che a vent’anni era stata la prima fotografa donna della regione, lavorava in casa come magliaia. I genitori ci stimolavano severamente agli studi, cercando di darci tutte le possibilità fino alla laurea, nonostante le ristrette condizioni economiche.
Sono cresciuto giocando a Villa degli Scipioni e lungo le Mura Latine tra Porta Metronia e Porta San Sebastiano fino a Caracalla e a Villa Celimontana. Elementari alla Manzoni e medie alla Pascoli. Ho rincontrato i miei compagni di classe dopo sessant’anni. La parrocchia era la Natività in via Gallia, con il cinema domenicale. Tra le cose antipatiche di quell’epoca repressiva, la rigida separazione tra maschi e femmine, persino negli ingressi delle scuole. Era punibile chi osava passare dall’entrata femminile. Al ginnasio ero stato assegnato a una classe maschile ma mi feci trasferire in una classe mista.
Non ho un ricordo piacevole dell’infanzia. Ero brutto, gracile, malaticcio (due volte la difterite e altri malanni), trascurato, rimproverato, impaurito, non riuscivo a instaurare un rapporto sereno con gli altri. Alle medie mi dedicai a migliorare il fisico e la mente. L’adolescenza rappresentò una svolta.
Ho scritto la prima poesia a tredici anni sotto una grande conifera (ora non c’è più) antistante la chiesa di San Giovanni a Porta Latina, ambiente romanico e solitario dove amavo passare le ore a leggere. Non avevo ancora cominciato il ginnasio. La pubblicai poi (prima e unica per vent’anni) su Augustus Anno VIII n.2 febbraio 1962. Ho usato il novenario, (il mio metro preferito) istintivamente e inconsapevolmente, perché avevo scarse conoscenze di metrica.
San Giovanni a Porta Latina
Oh quante volte ho sognato Gioie infinite e divine Su quel bel pozzo incantato All’ombra del vetere pino. Un palpito lieve di vento Cullava i miei sogni felici E un canto di uccelli sereni Riempiva il mio cuore di gioia. L’edera, piena d’amore, il vecchio muro baciava e il sole filtrando tra i rami leggeva epigrafi e marmi. Al vesper le nunzie campane Rompevan l’incanto divino Sul campanile romano Gli arcangeli cantavano a schiera E nella chiesetta piccina Un organo inebriato d’incenso, Innalzava preghiere al Signore. 1959
AUGUSTUS Cominciai a fare il giornalista dirigendo per tre anni la rivista studentesca del mio liceo, AUGUSTUS, una testata molto attiva tra il 1954 e il 1976, poi, con fasi alterne, fino a oggi in formato elettronico. In questo sito, pubblico la collezione completa del giornale e notizie sulla storia del Liceo Classico Augusto. Fu un’esperienza fondamentale: sono ancora in amicizia con i compagni di liceo. Anni meravigliosi per me, i Sessanta, dall’adolescenza alla giovinezza: le aspirazioni, la formazione, la gioia di vivere e di conoscere il mondo e la gente. D’estate giravo l’Europa in autostop: nel 1963 in Grecia e nel 1964 in Austria, Germania (fino a Berlino appena divisa dal Muro), Danimarca, Svezia e Finlandia. Conobbi molti stranieri. Appena finito il liceo, collaborai con settimanali (la Discussione, Il nostro tempo) e con agenzie di stampa (IPS e SPES).
L’IMPEGNO GIOVANILE Da ragazzo fui stregato anche dalla politica; sono stato un democratico cristiano militante, ma non ho mai avuto incarichi politici. Ho approfondito la storia contemporanea e le filosofie politiche, la dottrina sociale della Chiesa. Nel 1976 mancai per un soffio l’elezione al Consiglio Comunale di Roma. Fu l’unica sortita politica pubblica e la conclusione di quell’esperienza.
La RAI A vent’anni, prima di laurearmi in lettere classiche (Storia Greca) alla Sapienza, l’inizio della collaborazione con la Rai, nei programmi Cordialmente (1967) Europa Giovani 1968 Un volto una storia (1968) poi redattore dei programmi di storia.
Nel 1974 autore e conduttore di FACCIAMO INSIEME UN GIORNALE poi di altri tre cicli sul volontariato, termine allora inesistente (Facciamo insieme e Proposta).. Nel 1979 tra i fondatori di RAITRE, allora regionale, ho diretto i programmi della Valle D’Aosta (1978-80) e poi del Veneto (1980-87) in una lunga stagione in cui ho tracciato in 500 programmi un grande ritratto della regione attraverso le sue persone (Cerchiamo di volare) le sue tradizioni (È gradito il dialetto) e il patrimonio storico e ambientale.
Autore, regista, conduttore (centinaia le ore di trasmissione fino a Un solo mondo RaiUno 1994) e coordinatore dei programmi a Raidue e RaiUno, assistente del direttore di RaiUno Carlo Fuscagni.
Nel 1994 passai alle relazioni internazionali come responsabile della promozione di immagine e dei festival internazionali di televisione e radio. La mia Rai mi ha dato possibilità di esprimermi, mi ha fatto conoscere il mondo e personalità della cultura, dell’arte e della vita civile.
Dal 2003 al 2004 ero noto al pubblico come il poeta di UNOMATTINA, una poesia in diretta sulla vita quotidiana tutte le mattine alle 7,45. L’unico poeta televisivo con lunga frequenza quotidiana.
LE POESIE Scrivevo veri da adolescente, poi smisi per dedicarmi al giornalismo. Ripresi dopo i trent’anni e pubblicai nel 1986 la prima raccolta, Il filo di lana, poi Il quotidiano in versi. Ho scritto su tanti argomenti: poesie singole, collane, poemi, poemi teatrali, ma ho scelto di non percorrere la via dell’editoria tradizionale. Ho preferito pubblicare i versi in voce o in pillole.
Dal 2001 al 2003 ho pubblicato per 363 giorni (dal martedì al sabato) una poesia di commento all’attualità sulla prima pagina del quotidiano IL POPOLO.
Ho reso pubblico il poema delle storie del corpo MI SVELO MA IN ANIMO NUDA in ventidue letture teatrali (2002 – 2017) con cinquantadue attrici, tra i nomi migliori dello spettacolo italiano. Si aggiungono altri venti interpreti in letture di altri poemi in teatro, tv, radio, rete; poesie per posta elettronica e pubblicazioni a stampa.
LE SCULTURE E I LAVORI IN LEGNO Nel 1968 la prima libreria Coda di rondine. Sono seguite sculture e mobili in masselli pregiati (noce, ulivo, olmo, ciliegio). Seguo tutto il processo: dal taglio dell’albero alla stagionatura del legno, al progetto alla realizzazione con il maestro ebanista Leonardo Ciccarelli nel suo laboratorio di Monsoreto di Dinami in Calabria. Ho esposto dal 2017 due grandi sculture librerie COLOSSEA e COLONNATA, per la serie PENSANDO A ROMA (la terza inedita è PANTHEAN) e le figure SERPESCI e DISTANZAUNITÀ.
UN PENSIERO PER ROMA, FESTIVAL DI IDEE Nel 2017 ho fondato con un gruppo di amici l‘Associazione di Promozione Sociale UN PENSIERO PER ROMA e il Festival di idee con gli scopi: abbellimento urbano, spazi per la cultura, e valorizzazione degli artisti.
ELETTROLETTERA Dal 2004 pubblico il periodico per posta elettronica, con una poesia e inviti a eventi artistici e culturali.
LA FAMIGLIA Sono sposato con Laura Maria Teodori, che ha insegnato filosofia e storia nei licei ed è stata allieva, per il pensiero filosofico, di Augusto Del Noce e Armando Rigobello e per l’analisi della comunicazione, dei gesuiti Enrico Baragli e Bartolomeo Sorge. Ha pubblicato due saggi: Dio in tv? (Città Nuova 1983), Il bambino elettronico (Mille e una scuola, De Agostini 1989). Abbiamo tre figli: Alessandro Maria, Lucilla Maria, Lucrezia Stella e tre nipoti Leonardo Marius, Edvard Teodor e Lucio Marcello. Laura legge e critica severamente tutti i miei lavori: è molto più che una consigliera.
Elettrolettera.it (notiziario per posta elettronica) si apre con una mia poesia accompagnata da un’immagine di arte. Seguono segnalazioni e inviti a eventi culturali (spettacoli, concerti, mostre, libri, conferenze…). Elettrolettera.it è un servizio totalmente gratuito che invio agli amici e ai lettori per posta elettronica. La pubblico dal 2004 con una frequenza irregolare; sono una o due spedizioni al mese normalmente, dalle dieci alle venti in un anno.
Per iscriversi o per segnalare eventi basta scrivere a [email protected] comunicando nome, cognome, città e indirizzo di posta elettronica.
Per segnalare eventi: inviare informazioni complete e un’immagine con un anticipo congruo, data l’irregolarità della spedizione.
ELETTROLETTERA 2022EL289 DALILA – EL 290 PAURA DELL’ATTACCO- -EL292 DUE MADRI -EL 292 DA LENINGRADO – EL 293 MARIUPOL -EL294 LA STAZIONE– EL295 È GIÀ ALTO IL GRANTURCO- EL296 DONNE IN BURKA- EL297 LA CASA IN UKRAÌNA – EL298 L’OMBRA
Serpésci serpésci né serpi né pesci nel buio latente presenza sgusciano ispidi e viscidi ibridi figli dei sogni ingoiano soffi di quiete irrompono in spazi di ansia immersi in sudori notturni emettono strani lamenti schioccano in breve contatto parole e mefitici fiati serpésci né serpi né pesci
Reptish Hidden in the dark yet visible Shaggy and slimy do they slip Soaking in night sweat They issue weird lament Hybrid children of dreams Break into anxious spaces Swallow breaths of quiet Reptish nor reptile nor fish
Translation by Rodolfo Longo
Basta osservare un ramo, un ritaglio di lavorazione, una scorza sotto corteccia, la venatura di una tavola, per scorgervi qualcosa in movimento, una figura emergente, un’immagine. Guardando gli scarti di ulivo e di noce, pezzi destinati alla fiamma dei camini, si sono accesi nello sguardo profili di esseri umani, figure indefinite, animali in caricatura o inesistenti, talvolta inquietanti, come i Serpesci, né serpi né pesci. Figure fisiche ma anche presenze mentali. Sono dentro alcuni di noi e rappresentano le manie, le ossessioni, le visioni creative. Il Serpésce è la congiunzione tra la normalità e un pizzico di follia. I Serpésci sono stati esposti a Roma nel 2018, come abitanti della scultura libreria COLOSSEA, nella Galleria 28 Piazza di Pietra, diretta da Francesca Anfosso. Dai Serpésci, usati come presenza di scena, è nata la rappresentazione teatrale Sognando i serpésci , persone di solitaria mania al Teatro de Ginnasi Roma 2020 con PierMarco Venditti e Ornella Cerro.
Dal 1968 ho realizzato più di cinquanta mobili in massello, pezzi unici. Autodidatta come creativo, la mia teoria di composizione è modulare. I lavori sono componibili, smontabili, adattabili a spazi e ambienti. Ho fatto di tutto, tranne le sedute: librerie, tavoli, armadi, armadi scala, letti, una cucina, pannelli, specchi, cornici.
Curo tutto il procedimento dalla progettazione alla scelta delle essenze. Partecipo direttamente dalla scelta dell’albero al taglio e alla lavorazione del legno, fino alla lucidatura. Il legno è protetto da antitarlo e vernice ad acqua che mantiene il colore naturale.
Dal 1997 in poi tutte le esecuzioni sono del maestro ebanista Leonardo Ciccarelli nel suo laboratorio a Monsoreto di Dinami in Calabria.
Leggi la storia di questa avventura con il legno.
Librerie
Dalla prima CODA DI RONDINE del 1968 ho realizzato fino al 2022 tredici librerie di diverse dimensioni, forme e tecniche, tutte sovrapponibili staticamente senza congiunzioni.
Librerie a scatole aperte: CODA DI RONDINE – NOCETO – OLMATA
Librerie a scatole e assi: ODISSEA – ONDULATA
Elementi con sportelli: ANTIQUA – ARCHIVIA – FIGURE
Elementi aperti con tetto, base e colonnine: SENTINELLE I – SENTINELLE II –
Grandi istallazioni con elementi diversi: COLOSSEA – COLONNATA – PANTHEAN
Tavoli
RAMI DI FERRO (1983) è il primo tavolo che ho realizzato. Il piano ottagonale di radica di noce è appoggiato su una scultura in ferro eseguita appositamente del maestro Toni Benetton, raffigurante rami di ulivo.
STELLONE (1993) piano rettangole in ulivo con cornice e intarsi di olmo. La base è in olmo con intarsi di ulivo.
ROSA DEI VENTI 1996 noce e olmo, ottagono – MOSAICUS 1996 piano mosaico di legno del Maestra Giuseppe Minà, varie essenze, gambe angolari, quadrato – SCACCHIERA 1996, piano mosaico di legno del Maestra Giuseppe Minà, varie essenze, gambe angolari, rettangolo – TRUKA 1997 è una toeletta con specchio, noce, semi-dodecagono – BRUNONE 1999 legno e olmo, dodecagono – FIAMME 1999 noce e olmo, dodecagono – EPIGRAFE 2005 noce, scrivania – SELLATO 2005 noce tavolo appoggio –
Collana tavoli rettangolari in ciliegio CILIEGIA 2012: ELEUTERIA – ANNA TERESA – ERICE – VANNA – ELIDE – EUFRASIA – EULALIA – KETTY – KYLA –
GEPPETTO 2019 tavolo in ulivo, noce e ciliegio– piano di unica tavola di ulivo – rettangolo irregolare
ARMADI E SCALE-ARMADIO:
ERETTEO 1988/1995 armadio composto da 14 elementi sovrapponibili (7+7) di cui 2 cassettiere, noce – SENTIUM 1991 armadio scala con cassettiere, olmo – CASERTA 1992/2010 armadio scala elementi sovrapponibili con cassettiere, olmo, noce, frassino e ciliegio – ZIG ZAG 1992 armadio scarpiera, due elementi sovrapponibili, olmo – SINUOS 1992/2010 armadio scarpiera, due elementi sovrapponibili, olmo e noce –
Ero noto al pubblico televisivo come il poeta diUNOMATTINA: per dieci mesi di fila (novembre 2003- agosto 2004) tutti i giorni ho composto e letto una poesia in diretta tv alle 7,45 sull’argomento della popolare trasmissione di RaiUno. La media era di circa due milioni di spettatori. Avevo in precedenza condotto in video i programmi da me ideati.
La mia vita professionale si è svolta come autore televisivo e dirigente della Rai, azienda dove ho lavorato ininterrottamente, tranne il periodo del servizio militare, dal 1967 al 2011. Ho svolto tutti i ruoli: redattore, regista, produttore, conduttore in video, autore, dirigente coordinatore. Ho cominciato nel 1967, prima di laurearmi, come redattore esterno dei programmi tv CORDIALMENTE, EUROPA GIOVANI, UN VOLTO UNA STORIA, poi dei programmi di storia. Nel 1971 fui assunto come vice caposervizio delle Rubriche per Gruppi Sociali.
I primi programmi che ho ideato e condotto in video sono stati sul volontariato quando questo termine non era ancora in uso: FACCIAMO INSIEME UN GIORNALE (1974) FACCIAMO INSIEME (1975-76) e PROPOSTA (1977)
Nel 1978 il Consiglio di Amministrazione mi ha nominato dirigente dei programmi regionali della Rai, prima in Val d’Aosta e poi in Veneto (1980-87). RaiTre era nata nel 1979 come rete regionale e dal 1987 fu trasformata in nazionale. Da Venezia ho condotto in video trasmissioni dedicate a cultura, arte, lavoro e tradizioni venete, tra cui il settimanale È GRADITO IL DIALETTO. Nella serie CERCHIAMO DI VOLARE ho realizzato un centinaio di ritratti di artisti, intellettuali, scienziati e imprenditori veneti degli anni 80.
Nel 1987 sono rientrato a Roma come coordinatore di programmi per RaiDue, poi assistente del Direttore di RaiUno, Carlo Fuscagni (1989-94) e autore della serie UN SOLO MONDO, curatore delle inchieste PIAZZA DELLA REPUBBLICA, ARCIPELAGO MEZZOGIORNO e dello spettacolo COCCO con Gabriella Carlucci dalla sede di Napoli.
Dal 1994 al 2011 sono stato responsabile della Rai per i Festival Internazionali. Ho collezionato per l’azienda 500 premi e ho promosso nel mondo l’immagine aziendale mediante i programmi di qualità.
Sono stato il dirigente Rai con la più lunga anzianità di nomina: trentatrė anni e sei mesi su un totale di oltre quarantaquattro anni di servizio.
I programmi realizzati (PDF da aprire):
Rubriche di attualità e programmi di storia
Facciamo insieme un giornale e i programmi sul volontariato
Il mio ritratto del Veneto
Delegato alla produzione RaiUno e RaiDue
Poeta di Uno Mattina
Un solo mondo
I Festival Internazionali
Gli incarichi professionali
Redattore delle rubriche di attualità (1967)
Redattore del Servizio Storia (1969)
Vice Capo del Servizio per Gruppi Sociali (1971)
Programmista RaiUno (1975)
Direttore dei programmi per la Val D’Aosta (1978)
Direttore dei programmi per il Veneto (1980)
Coordinatore dei programmi a Raidue (1987)
Assistente del direttore di RaiUno (1989)
Responsabile dei Festival Internazionali (fino al 1999 anche Relazioni, Accordi e Protocolli Internazionali) 1994
È un altro modo di fare poesia, con le venature del legno, invece delle parole.
Il legno parla Basta osservare un ramo, un ritaglio di lavorazione, una scorza sotto corteccia, la venatura di una tavola, per scorgervi qualcosa in movimento, una figura emergente, un’immagine. Amo il legno, la sua materia calda e tattile. Amo il profumo che emana, diverso per ogni essenza, quando un tronco viene segato in tavole, mentre viene aperto. Mi piace toccarlo, seguire le venature, sentire la porosità della superficie.
L’amore per il legno cominciò per caso: a metà degli anni Sessanta un fulmine abbatté un albero di noce in una proprietà dei miei genitori in Calabria. Mia madre pensava di farne legna da ardere. Mio cugino Antonio Corbo, architetto, mi suggerì di utilizzare l’essenza pregiata per una libreria. Nel 1967, a ventuno anni, pensai una forma agile, componibile e divisibile in modo da poter utilizzare al meglio le tavole che erano state segate corte e poco spesse per stagionarle in breve. È una costruzione di scatole di diverso formato, montate a pieno e vuoto senza congiunzioni. L’equilibrio statico è dato dal peso dei libri.
Un vecchio artigiano lavorò a mano le scatole con incastri a coda di rondine, un’esecuzione oggi difficilmente praticabile. La libreria, dal nome Coda di Rondine (1968) è risultata stabile, nonostante le perplessità della mia famiglia sull’assenza di connessioni e di agganci alla parete. Ci fu poi una sorpresa: la pianta era caduta in primavera, già in vegetazione e in lunazione. Il legno, di conseguenza, si tarlò con il capricorno, un verme grosso quanto una falangetta. Imparai a eliminare l’infestazione con un lungo e paziente procedimento di restauro.
Mi entusiasmai a questo lavoro insieme a mio padre che fece tagliare altri alberi e li mise a stagionare. Cominciò l’avventura del mobile come scultura. Studiai la meravigliosa stagione del liberty e i maestri del mobile del Novecento, da Rietveld a Mies Van Der Rohe, a Gaudì a Le Corbusier.
I mobili come sculture
Nel ’78 la seconda libreria, poi nel 1983 un grande tavolo con lo scultore Toni Benetton che scolpì in ferro la base del piano in noce come rami d’ulivo intrecciati, un’opera d’arte. Seguirono un armadio in quattordici elementi, un mobile scala e poi centinaia di pezzi componibili.
La produzione si è sviluppata da quando ho iniziato a collaborare con il maestro ebanista Leonardo Ciccarelli nel suo laboratorio di Monsoreto di Dinami in Calabria. Era il 1997 e Ciccarelli non aveva ancora trent’anni. Da allora porto nella sua falegnameria i progetti e i legni scelti, dal taglio fino alla stagionatura, seguo e dirigo tutte le lavorazioni eseguite da Leonardo.
Amo lavorare noce, ulivo, olmo, ciliegio. Sono essenze dure che richiedono esperienza e attrezzature professionali. Nei progetti ripenso la visione tradizionale del mobile che deve essere morbido, caldo, accogliente, adattabile. L’opera si sviluppa dalla bellezza intrinseca della materia; le forme devono rispettare venature e colori, con linee moderne e radicate nel Novecento. La composizione è in asimmetrie modulari, senza tradire l’uso e la fruibilità dell’oggetto che deve essere adattabile alla variabilità degli spazi e delle necessità. I profili sono tracciati a mano; ogni pezzo presenta una diversità. Le giunture sono a incastro, prevalentemente senza colla. La lucidatura trasparente ad acqua mantiene il colore naturale dell’essenza.
Nelle lavorazioni del legno massello lo sfrido è notevole; si perde dal 50 al 70% del volume ligneo. Cerco di recuperare e riutilizzare gli scarti e gli avanzi inventando nuovi oggetti. Ho fatto librerie, tavoli, armadi, scale-armadio, letti, una cucina, pannelli decorativi, specchi. Non solo mobili: ho tracciato anche figure lignee: I Serpesci, Donne in Burka, DistanzaUnità, Donne in Controluce, Cerberi, Annunciazione.
Il legno va rispettato; bisogna osservare le sue caratteristiche che variano da essenza ad essenza: durezza, compattezza, flessibilità, durata, resilienza. Il noce e l’olmo si prestano a quasi tutte le lavorazioni mentre l’ulivo e il ciliegio ne rifiutano alcune. Il noce e il ciliegio sono soggetti ai tarli, l’olmo e l’ulivo molto meno e così via le differenze. Il noce è più costoso e raro. Una malattia ha sterminato nei Novanta tutti gli olmi della Calabria; l’ulivo fornisce poco legname utile alla lavorazione perché i fusti sono contorti e le piante oltre i cinquant’anni si corrodono nelle fibre interne e si svuotano, anche se la sua vita può essere millenaria.
Il lusso del massello
Oggi sono rari gli ebanisti con esperienza del massello; gran parte dei falegnami lavorano pannelli industriali. I mobili in commercio, luccicanti in foto, hanno scarsa resistenza e vita breve, ma prezzi accessibili. I lavori di ebanisteria sono costosi. Chi è disposto a spendere per qualcosa che durerà diverse generazioni? Bisogna guardare da vicino un mobile in massello, toccarlo, conviverci per apprezzarne appieno la bellezza e la funzionalità. È un lusso, ma un lusso che ripaga. Per questo ho dedicato anni, applicazione, energie e risparmi a realizzare mobili sculture in essenze pregiate. Le mie poesie di legno.
Poesie di legno è anche il titolo di un elegante quaderno che l’artista e grafico Marco Affaitati ha realizzato nel 2010 sui miei lavori. apri Poesie di legno
È una scultura libreria omaggio all’architettura della piazza di Bernini, un invito alla meditazione e all’abbraccio universale della spiritualità. L’istallazione esprime una valenza mistica senza presentare segni confessionali. Opera unica, è la seconda (2019) del ciclo Pensando a Roma.
Le colonne lignee di COLONNATA rappresentano la conoscenza. Sono autonome e diseguali ma connesse tra loro: la cultura è un’architettura modulare con diversità di apporti, fondamento della civiltà. Una cupola segna il centro visivo dell’istallazione e il punto di riflessione.
La scultura esprime una valenza mistica senza presentare segni confessionali. La piccola cupola è un simbolo di rapporto tra terra e cielo, condiviso da civiltà e religioni.
Gli elementi scaffali compongono nove colonne disposte in tre quarti di cerchio e collegate da mensole. Tutto il materiale è ciliegio massello. I pezzi sono indipendenti, smontabili e di misure differenti. I profili sono tracciati a mano; le giunture a incastro di spine. La lucidatura trasparente mantiene il colore naturale. Occupa una superficie di 30 mq, diametro 600 cm. altezza massima cm.320. Il taglio e la lavorazione del legno sono stati eseguiti dal maestro ebanista Leonardo Ciccarelli nel suo laboratorio di Monsoreto di Dinami in Calabria.
COLONNATA è stata esposta (17-24 maggio 2019) nella Galleria Alberto Sordi, nel cuore di Roma, come simbolo del secondo Festival di idee “PensieroXRoma”, sul tema Meditazione urbana.
Curatori della mostra Roberto Dottorini e Giovanna Tarasco. Presentata da Rosanna Vaudetti. Hanno collaborato all’allestimento gli studenti del Liceo Artistico Di Ripetta.
L’abbraccio di Colonnata Allarga lo sguardo in promessa sicura nel suo orizzonte fondata su storia profonda è casa di scienza e d’idee raccoglie pareri distanti attende che il tempo avvicini frementi discordie ideali rivali poteri e contrasti li fa scolorire in progresso conserva nei libri l’essenza tramanda sofferte ricerche registra l’umano cammino è ampio il suo abbraccio e avvolge non placa il fuoco interiore ma invita alla meditazione ispira all’anima il volo.
Durante la mostra, i visitatori hanno sostato per un momento di meditazione nello spazio della struttura e hanno lasciato un centinaio di commenti. PDF
Ventisette autori (scrittori, musicisti, artisti, politici, scienziati) hanno presentato pensieri e versi originali: Sabrina Alfonsi, Ansoino Andreassi, Carla Barozzi, Leopoldo Bon, Nicola Bruni, Paolo Bruni, Emanuela Capozzi, Valentina Grippo, Giuseppe Elio Ligotti, Leandro Lucchetti, Valeria Malerba, Anna Manna, Giuseppe Marchetti Tricamo, Ivana Monti, Roberto Morassut, Corrado Morgia, Irma Immacolata Palazzo, Marina Pizzi, Sandro Ranellucci, Franco Roselli, Vitaliano Tiberia, Rosanna Vaudetti, Angelo Zito. Gli interventi sono stati interpretati dagli attori: Loredana Martinez, Ornella Cerro, Antonio Marziantonio, Carmela Ricci, Marta Scelli. La soprano Danielle Scriva ha cantato a cappella le serenate di Schubert. Malerba e Casali hanno eseguito il Tango Meditativo nello spazio della scultura. PDF.
“Il calore del legno, elaborato con la grazia dell’ispirazione, invita a una riflessione profonda.” Rosanna Vaudetti, presentatrice e madrina dell’inaugurazione.
Seconda di una suggestiva e originalissima quadrilogia estetica, Colonnata, di Antonio Bruni, fa balenare una dimensione meditativa sull’essere all’interno della città, in cui trova posto, declinata in forme di architettura lignea aperta, la dignità della persona libera di capire e creare senza coartazioni esistenzialistiche, derive spiritualistiche, ottimismi senza realistica misura. Colonnata, per ammissione dello stesso Bruni, è “metafora dell’invito universale del sapere”, rivolta soprattutto (merito grande!) ai giovani, cui suggerisce un pensiero artistico (come fonte di verità bella), concreto e autenticamente conoscitivo della città. Le colonne ispiratrici del colonnato berniniano in piazza San Pietro, che sono sculture ideali e non architetture, divengono agli occhi di Bruni elementi di un codice espressivo che costruisce un abbraccio ideale rivolto al mondo intero, generatore e fruitore a un tempo, di tante civiltà . Colonnata, dunque, culminante in una struttura cupolare, dal valore di sintesi spaziale, architettonica, etica, fa balenare una suggestiva dimensione di libertà intellettuale, in cui i tradizionali valori filosofici dell’essere e del divenire si universalizzano nella bellezza della conoscenza. La ricezione di questo messaggio avviene, come in Colossea, attraverso il veicolo materico del legno, che, evocando il modulo colonnare berniniano, ne sopravanza la lapidea solennità, traducendone il significato in termini semplificatori e intimistici. Perché la scultura, ricorda Bruni, è spettacolarmente lapidea e ponderosa, ma è anche leggera e amichevole quando è fatta di legno. Vitaliano Tiberia
Colonne solide, dalla terra al cielo, unite ma slegate nell’asse spazio-tempo. Trama sociale di individui connessi, come impulso di unione e libertà. Finestre aperte a sensazioni aeree, i pensieri entrano ed escono, passano attraverso nascono e volano lontano, come il vento tra i rami, rami di ciliegio che ora, levigati ed assemblati, si ergono sapienti ed allineati, ospitando nell’accogliente e rispettoso abbraccio, la fugace intimità con l’Altro e le sue meditazioni, tra dentro e fuori, onde quantiche danzanti, avvolte ma senza costrizioni. Valeria Malerba
L’itinerario dello “straniamento” appare basilare nelle produzioni di Antonio Bruni. Intraprendiamo una verifica sintetica all’interno di come proceda Antonio Bruni in “Colonnata” e in base a quali modalità renda “sorprendenti” le entità da cui è circondato. Procedendo in un mutamento sostanziale del rapporto tra significante e significato, tra segno e concetto, da cui è determinato il suo linguaggio. All’interno del suddetto itinerario risulta definita la sua costruzione poetica. Tre sono i passaggi riconoscibili nella metodologia che pone in atto. Nel corso della prima fase, in un’unica sintesi concettuale, un processo di straniamento determina una discretizzazione e una scarnificazione a partire dalla massima complessità concettuale del monumento del colonnato di S. Pietro cui si riferisce, fino a ricondurla ad una riduzione estrema in termini meramente planimetrici, tipologici, geometrici, cui riconduce l’identità del colonnato del monumento basilicale. L’estrema stratificazione segnica determina l’individuazione del monumento: Nella suddetta prima fase Antonio Bruni procede in un drastico straniamento secondo una consapevole riduzione ad uno stereotipo tipologico. Nel corso della seconda fase il procedimento prevede che si riconduca la complessità concettuale della fisionomia del segno “elemento di design”: passante per n riferimenti possibili quali: incastro, tornitura, martello, mazzuolo, tenaglie, succhiello, scalpello, sgorbia, squadra, accetta, pialletto, punteruolo…design in legno,moderno,gaudì, surrealismo, ico parisi,librerie, scaffali, mensole, cassettiere, consolle, sgabelli, sedie, poltrone, divani …passando per la discretizzazione, l’Autore la riconduce ad un carattere tipologico elementare, riconoscibile nella qualità materica del legno, alla raffinatezza della lavorazione, alla tipologia del termine d’arredo domestico. Le due fasi precedenti, cui viene attribuita la riduzione delle complessità segnica e semantica di ciascuno dei due ambiti ricevono nella terza un definitivo processo di straniamento in virtù della sovrapposizione e dell’identificazione dei due codici di lettura. Il procedimento di Antonio Bruni trova conferma nella trasmissione dell’impressione dell’oggetto, in quanto “visione”, in chiave artistico/poetica, e per l’appunto non in quanto “riconoscimento”. Il procedimento adottato coincidendo con uno “straniamento ” che passa per lo spiazzamento dello spettatore, per la modifica della durata dei tempi di percezione, per l’ enigma della modalità percettiva, per l’accrescimento del livello d’impronta semantica. Sandro Ranellucci architetto e docente di restauro
COLOSSEA scultura libreria, composizione a spirale che ricorda nel profilo l’Anfiteatro Flavio, è immagine del sapere che avvolge ma non rinchiude e non esclude. È la prima delle serie “Pensando a Roma”.
LADY COLISEUM sculpture and book shelves by Antonio Bruni
The spiral-shape piece, which reminds the observer of the Coliseum, symbolizes the embrace of culture. The books inspire man yet need not shut him into a fence. The open shelves are meant to welcome new ideas. Lady Coliseum is associated with the Festival CARING FOR ROME, which aims at making our city finer, thanks to modern or classical sculptures to be placed in the squares of today’s Rome parking spaces.
Gli elementi che la compongono sono tutti diseguali, come deve essere la pluralità delle espressioni.
COLOSSEA può accogliere libri
ma è anche adatta a collezioni di oggetti, come sculture, dipinti, fotografie, spartiti, reperti scientifici e naturalistici.
Bruni ha concepito Colossea a involuzioni, ne ha fatto una metafora della mente, un cervello tutto fatto di connessioni, una costruzione intellettuale positiva. Claudio Strinati, storico dell’arte
L’opera è formata da 44 elementi lavorati e rifiniti a mano, diversi per misure e sagome. La lunghezza della spirale è di 12 metri, l’altezza massima m.2,4 e lo spessore 245/608 mm.
Occupa una superficie di 25 mq. Il materiale: massello di ciliegio nostrano di prima scelta, di colore naturale vivo, essiccato all’aria e protetto con antitarlo.
Lucidatura con vernici trasparenti ad acqua, non tossiche.
Taglio e lavorazioni del legno del maestro ebanista Leonardo Ciccarelli nel suo laboratorio a Monsoreto di Dinami in Calabria
Galleria Alberto Sordi (20 -27 ottobre 2017) concessa da Sorgente Group, nel cuore istituzionale, politico, commerciale e finanziario della Capitale, in asse con la Colonna Antonina.
Abbinata alla prima edizione del Festival d’idee Un Pensiero Per Roma, presentato da Christiana Ruggeri. PDF Interventi e letture.
Galleria 28 Piazza di Pietra Fine Art Gallery (27 aprile- 5 maggio 2018) su invito della direttrice Francesca Anfosso. L’opera è stata abitata dai Serpesci, figure lignee, né serpi né pesci. Letture di Loredana Martinez, Federico Pacifici, Marta Scelli, Elvira Giannini, Carmela Ricci, Piermarco Venditti.
Casa dell’Architettura all’Acquario Romano (28 marzo 8 aprile 2019), mostra ospitata dall’Ordine degli Architetti di Roma. Curatori Roberto Dottorini e Giovanna Tarasco. Presentata da Rosanna Vaudetti, introdotta da Francesco Aymonino, letture Loredana Martinez, Concerto degli Altavoce diretti da Federico Capranica. Hanno collaborato all’allestimento gli studenti del Liceo Artistico Di Ripetta.
COLOSSEA
Raccoglie in abbraccio spirale complessi cammini di studio intrecci notizie astrazioni immagini suoni grafie sviluppo simile al legno venato silenzio colori distingue rami pensiero caduco conoscere tavole offrendo conserva difende
LADY COLISEUM
In a spiral hug, it fixes hard steps of investigation and twists, notions, thoughts, pictures, sounds, writing – mere stuff like wood streaked silence, colours. It tells branches reasons giving out, it keeps and watches – no use mastering boards. Translation by Rodolfo Longo
Arte e natura possono aprire una nuova ampia e serena pagina sul volto rinnovato di Roma. In questo senso, la scultura Colossea di Antonio Bruni dà alla discussione un contributo teoretico significativo: rivivere simbolicamente il Colosseo attraverso la presenza del legno (il materiale delle librerie) lavorato dall’uomo, ambedue cari ad un’epoca, anzi ad un mondo,quello ellenistico e quello di Roma pagana,in cui ai contesti naturalistici ed alle sculture monumentali si attribuiva un significato religioso, quindi di alto valore sociale, così che gli uomini li vedevano come luoghi di vita, come un dono da rispettare e da vivere. Vitaliano Tiberia, storico dell’arte
Colossea innova in modo radicale il concetto di libreria, perché rompe la rigidità dei volumi sulle pareti. Il design ci ha abituati ad altre forme di scaffale, ma con Colossea è possibile poter entrare con uno sguardo circolare dentro il mondo dei nostri amici libri. Colossea esprime una forma più consona alla circolarità del pensiero complesso, a fronte della linearità delle catalogazioni, che lasciamo giustamente agli usi pubblici. Sergio Bonetti, docente e animatore culturale
Sono curioso di sapere cosa lasceranno i cittadini sugli scaffali del Colosseo in fibra naturale; magari qualche bambino ci dimenticherà il ciucciotto, qualche piccione si appoggerà a beccare, le api inebriate ci faranno un favo, qualche passeggiatore ci lascerà la foglia di un albero o un fiore non donato. E così il legno sarà più legno, nostro amico e silenzioso confidente delle stanze della nostra vita. Forse è questo che volevi proporre mettendo un grande mobile in un grande interno. Antonello Scopacasa, architetto
Percorrendo lo spazio aulico della Galleria, la composizione appare a prima vista fuori posto. Priva delle fattezze tradizionali della comunicazione artistica, da lontano la riconosci caratterizzata da una certa dose di casualità. Gli elementi libreria, accurati, quasi del tutto simili, impercettibilmente diversi, tautologici nella loro sobrietà, allusivi su piani diversi, minimali, rinunciatari di qualunque referente. Fino a che non leggi l’istallazione improvvisamente sottomessa alla prorompenza di un segno riassuntivo. L’assemblaggio per piccoli componenti riconducibile ad un segno iconico di grande scala: al monumento per eccellenza, quanto di più lontano dal piccolo manufatto costitutivo, al quale è affidato il compito di confrontare sul piano concettuale estraneità semantiche convogliate a partire dal mondo di pensiero dell’autore. Sandro Ranellucci architetto e docente di restauro