1962/63/ix/4_augustus_febbraio
Posts by Daniele
colonnata nella galleria alberto sordi festival un pensiero per roma
colonnata nella galleria alberto sordi festival un pensiero per roma
inaugurazione venerdì 17 maggio ore 19 – ingresso libero
scarica la cartella pdf a sx- galleria di foto
“colonnata”, scultura libreria di antonio bruni, è esposta dal 17 al 24 maggio 2019 nella galleria alberto sordi al centro di roma, come simbolo del festival d’idee “un pensiero per roma”. il pubblico è invitato a una breve meditazione nell’abbraccio di colonnata, ispirata alla piazza del bernini, e che simboleggia l’invito universale del sapere. le colonne della conoscenza, autonome e diseguali ma connesse, costituiscono i pilastri della civiltà. quest’opera, unica, è la seconda di una serie ispirata ai simboli di roma. colossea è stata la prima, esposta nelle gallerie alberto sordi (2017) di pietra (2018) e casa dell’architettura (2019), sempre a roma. seguiranno scalinata e panthean.
la scultura è composta di sessantadue elementi di ciliegio massello, indipendenti, smontabili e di misure differenti. i profili sono tracciati a mano; le giunture a incastro di spine. la lucidatura trasparente mantiene il colore naturale. l’istallazione occupa uno spazio di 610×500 cm. l’altezza massima è di cm.322.
curatori della mostra, patrocinata dalla regione lazio e dal municipio roma 1 centro, sono roberto dottorini e giovanna tarasco, allestita con gli studenti del liceo artistico di ripetta. intorno a colonnata si svolgono gli incontri del festival, presentati da rosanna vaudetti, con libere espressioni di meditazione urbana di autori, artisti, interpreti e del pubblico. nella prima edizione del 2017, attorno alla scultura libreria colossea, decine di partecipanti avevano discusso di come animare le piazze di roma contemporanea, con opere d’arte e pedane per gli artisti.
antonio bruni realizza lavori in masselli pregiati (noce, ulivo, olmo, ciliegio) ripensando la visione tradizionale del mobile. l’opera si sviluppa dalla bellezza intrinseca della materia, è costruita in asimmetrie modulari, senza tradire l’uso e a fruibilità dell’oggetto. il mobile è progettato adattabile alla variabilità dei luoghi, degli spazi e delle necessità.
autore di programmi televisivi, già dirigente rai, bruni ha pubblicato poesie quotidiane di attualità (unomattina e il popolo) e poemi in teatro con sessanta interpreti. lavora con il maestro ebanista leonardo ciccarelli, per il taglio e l’esecuzione del legno, nel laboratorio di monsoreto di dinami in calabria.
micuccio morfea
micuccio morfea
scultore -artista contadino
san pietro di caridà 1912- dasà 2001
scarica il pdf a sx -rivista itaca e guarda le opere nella galleria
marabuta
c’è solo una mano che parla
non spiega il mesto sorriso
di labbra serrate dal velo
e tenta coprire il subbuglio
del corpo negato alla vita
costretto in sentenza accettata
che asciuga spirito e carne
e cela in curva del manto
l’offesa del suo sacrificio
marabuta, in dialetto calabrese, indica la monaca di casa, usanza non rara nei paesi fino ai 50. alcune donne non sposate si vestivano da consacrate, anche se non lo erano e restavano a vivere in famiglia.
la rivista trimestrale itaca, diretta da antonio minasi, ha pubblicato in digitale, nel numero di novembre 2019 ( e un precedente nell`aprile 2015), un mio articolo sullo scultore calabrese micuccio morfea (allegato in pdf pag. 13). itaca (italia-calabria) parla meritoriamente del mondo della calabria, una regione povera ma fiera, la cui vitalità culturale è poco conosciuta. la scoperta dell’arte di morfea è un passo nella valorizzazione di questa terra. consiglio a chi ama la calabria di abbonarsi e sostenere questa rivista, pubblicata grazie al volontariato degli amici casa della cultura di leonida repaci. per ottenere una copia stampata, scrivere a [email protected] ; tutti numeri sinora pubblicati sono su http://www.itacatabloid.it/
micuccio morfea (san pietro di caridà 1912-dasà 2001),
la marabuta di morfea
poche persone, forse soltanto gli anziani, sanno chi sia la “marabuta”. con questo termine in calabria si definiva la monaca di casa. erano donne non sposate che si vestivano da suore, senza essere consacrate, e restavano a vivere in casa, prestando servizio nella chiesa del paese. ne ricordo vagamente alcune agli inizi dei cinquanta, quando i miei genitori mi portavano in vacanza nei loro paesi, dasà e arena, nel vibonese. la vestizione da marabuta era una decisione personale, non una costrizione famigliare. rispondeva a una vocazione, senza avere il coraggio di entrare in convento e di cambiare famiglia; per alcune donne era forse il modo di non denunciare la condizione di zitelle, di rifiutate.
una figura, quella della marabuta, oggi scomparsa, ma che vive in un capolavoro dello scultore micuccio morfea. e’ una figura in pietra serpentina, alta sessanta centimetri: un volto ineffabile di donna di paese, coperto da un manto, con una mano aperta sul petto. un atteggiamento pietistico, di preghiera; dall’espressione non si comprende quanto sia sentito interiormente o sia formale.
l’opera è forse una delle prime di micuccio morfea, nato nel 1912 a san pietro di caridà, al confine tra le province di reggio e vibo, e morto nel 2001 a dasà, il paese della moglie, dove trascorse quasi tutta la vita. cominciò come scalpellino: tagliava le pietre per l’edilizia (case, muri, strade, ponti) e ne conosceva i segreti. trovava le venature e i versi della materia e sapeva toccarne i punti deboli. incidendo con scalpello e mazza, riusciva tagliare un masso senza rovinarlo. nelle sue mani la roccia diventava morbida, plastica, fino a rispondere alle sue intenzioni.
negli anni 60, con l’introduzione dei mattoni, morfea non trovava più lavoro come scalpellino. emigrò per alcuni anni, poi si applicò in piccoli lavori, ma gli rimase la passione per la pietra, ormai inutile nell’edilizia. aveva frequentato solo le elementari e aveva una gran voglia di conoscenza, alimentata da una vivace intelligenza. prese in mano i libri di scuola dei nipoti e leggendoli, conobbe le sculture greche e romane e quelle di michelangelo e di bernini. rimase affascinato da queste opere e iniziò a riprodurle alla sua maniera, interpretandole.
le figure femminili sono centrali nel suo interesse di artista. alla marabuta seguirono altri volti, alcuni senza manto, in atteggiamento di preghiera o di meraviglia. sono donne mortificate da cui trapela una vita interiore. ebbe un gesto di audacia, dato il tempo e il luogo, eseguendo un nudo di bagnante in piedi. la sembianza è di una donna matura e pudica. la femminilità nei suoi lavori non è mai idealizzata ma ha i tratti aspri delle contadine, segnati dalla fatica e dalle privazioni. il doppio volto ispirato al giano bifronte romano, è l’immagine somigliante di due giovani sorelle. i loro capelli, induriti dalla polvere, diventano decorazione. il dolore di maria, nella pietà, è quello perenne delle madri calabresi, ricche di disgrazie. la bellezza austera, che induce rispetto, è la caratteristica di laura. la bocca della verità, un mascherone di donna tonda con la linguaccia, esprime la segreta e proibita voglia carnascialesca femminile.
morfea aveva talento e stile nella ritrattistica, ma non ebbe fortuna. fece un busto di suo padre per il cimitero, poi quello di un nipote morto giovane. qualcuno tentò una commissione funeraria ma andò male: si volevano visi dolci, smielati, invece le sue figure avevano tratti rudi, con le rughe da intemperie e lo spirito grinzoso, rispondenti alla fisiognomica locale. tentò di ritrarre qualche faccia che lo aveva colpito: un uomo affannato dal collo grosso, un prete arcigno, un volto istruito. la forte superstizione dei calabresi tendeva a rifiutare i ritratti (mi caccia l’anima, è di malaugurio!). erano accettati di più i lavori decorativi: vasi, bassorilievi, insegne, perché non implicavano un difficile giudizio estetico.
amava molto la serpentina, una pietra igroscopica che diventa verde se inumidita e che dà un buon risultato di superficie semi ruvida. l’asperità di questa materia si presta bene alla durezza dei volti calabresi che fino agli anni settanta erano provati dalla povertà.
andava a cercare la serpentina lungo torrenti impraticabili. mi ricordo che portammo su a braccia per un dirupo, dal fondo di una fiumara, un sasso di circa quaranta chili per il ritratto di laura.
il suo studio era in un localino sotto casa; pietre e sculture si affollavano nel minuscolo cortile e sulla scala bianca di calce, sotto un fico generoso: ambiente povero e semplice ma scintillante d’idee. pochi strumenti: scalpelli, mazzuoli e seghe manuali. la pietra era domata quasi a mani nude.
in calabria, chi proviene da un altro comune, anche vicino, resta sempre un forestiero e lui, a dasà, lo era ancora di più per la sua arguzia e per il gusto di parlare in versi, con la rima. era difficile, per i suoi compaesani, comprenderlo e accettarlo come artista. morfea non si curava di derisioni e indifferenza e creava in continuazione, alla ricerca di nuovi tagli espressivi. grazie alla sua tenacia e alla sua forza, oggi godiamo opere (circa duecento lavori) che sono piena espressione della civiltà contadina calabrese. morfea, l’autore di marabuta, artista spontaneo senza scuole, maestri, accademie, merita di essere ricordato anche in spazi museali.
quanto t`amo sanremo – poesia
quanto t’amo sanremo!
papaveri e non rose rosse
con te partirò mia canzone
trasmessa in riviera e in mondovisione
voliamo nel blu anche se piove piove
su bianca colomba come edera avvinti
al vecchio scarpone che non ha l’età
ma giunta mezzanotte tacciono le voci
dolce vita che te ne vai
un giorno forse un anno come prima
amore ritorna e grazie dei fior
da unomattina cinque marzo 2004
giorgio segato il ciclo biblico di ernani costantini
giorgio segato il ciclo biblico di ernani costantini
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prati- guide di repubblica- il distretto della rai antonio bruni
a dicembre 2019 le guide di repubblica ha pubblicato roma prati con intervista e foto a antonio bruni nel capitolo il distretto della rai a cura di loredana tartaglia. ricordo della rai (44 anni di lavoro) e l`attività di poeta e autore di librerie-sculture in legno.
a sx il pdf con il testo integrale dell`articolo; nella foto il riquadro di presentazione
tonino nieddu il sogno del cinema
tonino nieddu il sogno del cinema
tonino nieddu
bonnanaro 14 febbraio 1949 – roma 18 marzo 2019
stava lavorando a un grande progetto: un villaggio di produzione cinematografica per giovani talenti nella sua amata sardegna. cinema e isola erano un binomio centrale nei suoi pensieri, con lo sguardo sempre rivolto in alto a cercare qualcosa oltre il racconto.
aveva una profonda fede religiosa, pur distinta dalla laicità del lavoro. regista, sceneggiatore, produttore di raifiction, ha collaborato a lungo con liliana cavani e recentemente per i film tv “francesco” e “de gasperi, l’uomo della speranza”. è stato il produttore di “sonétaula” storia interamente sarda diretta da salvatore mereu, “la meglio gioventù” di marco tullio giordana e “basaglia e la città dei matti” di marco turco.
il sogno del cinema
rintocca già primavera
e soffiano impavidi pollini
villaggio asciutto e assolato
nell’isola aspra e creativa
bambino insegue i racconti
su immagini vuole volare
inventa il suo cinema in mare
il sogno intatto rimane
sorride giovane e ardente.
pubblicato sulla rivista di raisenior nuova armonia n.2/2019 diratta da umberto casella
three magi 1991 – 1st- tre magi –
tre magi 1991 three magi translation by rodolfo longo
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tre magi vennero insieme alla grotta. il moro, affamato, spingeva un orcio pesante e vuoto, di odore sereno il giallo, un cesto di filo spinato da cui liberò colombe spaurite il bianco, una borsa con carte, parole, salute, ricchezza, luci, vestiti. alzarono un canto presi per mano promesse e auguri con bombe e mitraglie. il moro piangeva, il giallo gridava il bianco dormiva sazio, già stanco; poi vennero pecore e lupi, pesci e cammelli, portavano fiori di paglia.
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three magi converged in the grotto- the moor, hungry, pushing a pot heavy, empty and of objective smell; the yellow man, a basket of barbed wire upon setting frightened doves free; the white man, a brief-case . papers, words, health, riches, lights, clothes.
hand- in- hand, they raised a song: promises and wishes and bombs and guns; the moor moaning, the yellow yelling; sated and tired, the white was asleep; then, sheep, wolves and fish emerged, and camels, carrying straw flowers. the baby lit a star over everyone.
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la stella di duino -the star of duino
la stella di duino -the star of duino
la stella di duino | the star of duino |
la sera accarezza il castello | the eve caresses the castle |
profuma di uva dorata | and smells of golden grapes |
riporta una nenia dal lago | it echoes a singsong from the lake |
e chiama creature al riposo | and summons all creatures to rest |
diffuso brusio che si infiamma | they spread and kindle their buzz |
tra le scuderie affollate | amidst the crowded stables |
nitrire di antichi cavalli | the neigh of ancient horses |
si muta in risate e richiami | changes into laughs and calls |
idiomi ed accenti mischiati | speeches and accents mix up |
colori di abiti e sguardi | glances and multicoloured clothes |
ritrovo da viaggi lontani | a meeting place to travellers from afar |
il mondo si accentra in giardino | the world gathers in the castle garden |
la festa prolunga il tramonto | such a party prolongs the sunset |
scintilla su siepi e sul prato | and sparkles over bushes and meadows |
si fonde agli odori campestri | it blends with field scents |
di erbe e di fiori notturni | herbs and night flowers |
si ammanta di frutta cangiante | it puts on mellow fruit which |
che morbida cede alle bocche | tenderly surrenders to human mouths |
si affaccia da oriente una stella | a star shows up in the east |
allunga una coda sul lago | its tail covering the lake |
ma già la conoscono gli occhi | oh everyone’s eyes know it |
la stessa brillava a duino | it is the same as shone over duino |
frugava discreta tra i canti | the same as searched among the songs |
e il chiasso di un altro castello | and the merrymaking of another castle |
si avvolge la languida luce | its faint light wraps up |
attorno agli sposi inebriati | the spouses both elated |
dal giorno del patto nuziale | on the day of the nuptial pact |
promessa a lungo covata | a promise long-cherished |
nell’animo ha l’unica casa | has its root in their adolescence |
radice nell’adolescenza. | in their souls their only home. |
(translation by rodolfo longo) | |
elettrolettera 278 san pietro deserta e assolata 7 giugno 2020
elettrolettera 278 san pietro deserta e assolata 7 giugno 2020
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