elettrolettera 253 il colore dei silenzi 7 dicembre 2018
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elettrolettera 253 il colore dei silenzi 7 dicembre 2018
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dal diario dei visitatori
meditazione nell’abbraccio di colonnata- galleria sordi maggio 2019
ho riportato le frasi leggibili, firmate e non firmate (il punto ? significa incertezza nel decifrare il nome o assenza di firma). non sono state riportate frasi scritte in lingue diverse dall’italiano e non decifrabili, alcune in altri alfabeti. e’ possibile però leggere nella sua integrità il diario dei visitatori, pubblicato nel pdf a sx.
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e’ proficuo l’interno, il cerchio, il considerare possibilità di amorevole abbraccio linee morbide e avvolgenti. angela ancona
c’è più bisogno di amore che di pane, l’abbraccio è il preludio del nostro amore. massimo (?)
l’abbraccio è la migliore medicina al mondo, è gratuito ma molto efficace. roberto (?)
finalmente il genio si fa spazio. ferdinando di donna
e’ come sentirsi dentro uno strumento musicale. muriecen (?)
simpatico e originale. dorisa balai
la semplicità delle grandi idee. marcello gabianelli
sembra il palazzo reale della regina elisabetta. giacomo rondelli (?)
ho fermato il mio tempo per un minuto. al di là scorreva il flusso normale. e’ stato una sorta di portale, dove lo sguardo è andato oltre. (non firmato)
ho chiuso gli occhi per un minuto e immaginato il sole… e il silenzio in questa meravigliosa e affollata galleria. daniela
entrare e pensare all’idea di roma . franco scapinadio (?)
perdersi oltre il rumore. franca (?)
grazie per aver rinnovato l’emozione dell’arte, della bellezza profonda che stimola ogni volta, che riaccende la passione, quella vocina che grida in sordina, che spera… barbara
splendida l’idea dell’abbraccio della cultura. elena sanità (?)
un cerchio multidimensionale con finestre infinite che si affacciano sull’infinito che fanno vivere una realtà molto più pregnante: oltre flatlandia. nunzio lucarelli
una gabbia, un groppo alla gola, voglia di uscirne ma incapace di farlo! chiusa in uno spazio aperto. marina
io non ho provato nulla! paola trento
un abbraccio universale. alba
esperienza nuova. lella
meditare su roma…molto intrigante; bando alle lamentele. essere abbracciati dalla speranza dei libri. piera panzeri
sarebbe bello studiare sempre in mezzo alla gente, così come la si vede tra questi scaffali di legno. marta
coinvolgente e motivante a cercare un’idea universale. (?)
io amo leggere tanto e bene; che bello fermarsi e pensare di leggere. le parole viaggiano libere. carla peparini
bellissima con un’idea di leggerezza. rosa maria lacquariti
un arrêt pour penser a toi que j’aime, a ma compagne de tyrs. (…) merci pour ce moment de calm enterieur. je t’offre ma pensée, ma force, mon energie. martine switzerland
questa scultura è molto interessante anche se la capisco poco. molto bravo il signore che me l’ha spiegata. (?)
la struttura che staglia con lo sfondo della colonna di marc’aurelio (!) fa sentire come la fusione dell’idea artistica e della mano dell’uomo possono creare una possibilità di staccarsi della adesione al suolo terreno e librarsi in alto. (?)
quante armonie di forme nelle strutture che ci avvolgono. la cupola appena accennata è punto di convergenza e di partenza di un percorso non concluso. il legno anche ci ringrazia. (?)
oltre al vociferare del posto, ho trovato rassicurante e rilassante l’opera. grazie. simone m.
learning by doing- keep silence. emil (germany)
l’opera è (…) su un pavimento in mosaico e davanti all’arco di traiano (!) quindi è difficile apprezzarne l’essenza, comunque nonostante il metallico ingresso e il verde dell’uscita di sicurezza, starci dentro avvolge. laura
strano ma bello, fate riflettere tutti quelli che passano. elisa
ho pensato, meditato e mi è venuto in mente il lardo… di colonnata. (?)
l’abbraccio della colonnata è una scusa, un momento per pensare agli occhi della gente e non ti giudica. (?)
love is an addiction that makes beggars of us all. gabriel
molto creativa come idea! mi piacerebbe averla in casa per collocare tutti i libri che ho. poi stare al centro in una poltrona e guardarmeli! maria riparta massaro
idea geniale! stupenda! giuliana
earth without art is just “eh” nicco
avvolgente, protettivo, porta tranquillità. hanna
carino, ci avrei messo le lucette. (?)
con la luce che entra da via del corso dà un’idea di pace e sensazione di benessere. (?)
wow bello il colonnate dentro la galleria, mi piace (?)
interessante l’idea delle diversità interconnesse. esteticamente andrebbe risistemata al naturale.
stefania
emozionante e d’impatto, ti induce a un abbraccio. (?)
buon impatto visivo. disposizione intelligente di pezzi abbastanza simili tra loro che, se non fossero disposti in cerchio, avrebbero poco senso. (?)
e’ stato molto interessante trovare quest’istallazione proprio qui nella galleria. mi sono persa cercando di capire la simmetria e l’equilibrio che tiene insieme i pezzi. molto bello e suggestivo. sofia antonaci
la bellezza consiste nel saper abbracciare il vuoto. emilio
ci riporta all’essenziale. giuseppe
this is a beautiful work +beautiful meditation on peace. mayine
una bellissima opera. alberto molinari
si può meditare ovunque, farlo qui così è speciale. (?)
e’ stato un abbraccio intenso a colonnata; ad immaginarla piena di libri sarebbe stato ancora più caldo. (?)
prova a contare fino a 60… scoprirai quanti pensieri e quante parole possono correre libere. valeria
momento essenziale per entrare in pensiero dalla dura quotidianità. (?)
l’abbraccio di piazza san pietro piccolo e caldo di legno. (?)
riempite il vostro spazio con i libri e troverete sempre un miglior amico per ogni situazione della vita tramite la conoscenza. conosciamo meglio noi stessi. giulia gerassimova
infonde senso di tranquillità e serenità nel vedere l’opera. cosenza
abbiamo bisogno degli alberi, stiamo soffocando nel cemento e siamo infelici: lo spazio vuoto che vedo, attraverso il legno è l’infinito che, nonostante tutto, abbiamo dentro e non ci abbandona. grazie. laura luciani
in un contesto movimentato come quello di una galleria, quest’opera dona un senso di pace, rilassamento e permette allo spettatore di riflettere. ylenia de filippo
come la piazza di san pietro, questa custodia del sapere abbraccia la varia e vasta umanità che vi si raccoglie. cinzia momigliano
che tutto l’amore, la bellezza e la gioia che hai espresso in questa tua opera possano colmare tanti cuori nell’unico, infinito abbraccio. roberta
che intreccio di pensieri forti: roma politica, roma religiosa, roma artistica in un solo abbraccio da un’ingegnosa colonnata. mario tiberi (?)
oggi santa rita, un pensiero va alla mia amica rita… che tutto si risolva nel migliore dei modi. luisella
toccare il legno ciliegio massello è un piacere che non conoscevo da tempo. (?)
lovely this place.it feels like being in a cloud. jane
particolare idea. avere la casa giusta la comprerei. rita
per invogliare metteri libri da prendere e lasciare. bell’istallazione. (?)
una bellissima opera per l’introspezione dell’anima: roma attraverso il pensiero pensato e non pensante. mauro silvi
un’idea veramnete incredibile. loredana marconi
siamo tutti alla ricerca di un luogo dove meditare. w la creatività. marina pizzi
l’abbraccio di roma è più forte di qualsiasi miseria umana. maicol gregoris
l’emozione provata davanti a questa opera non riesco a scriverla. patrizia
questo spazi vuoti devono essere colmati dai nostri pensieri e io voglio esprimere un pensiero: che l’uomo si abbracci in un’unica materia. jeanfilip
la cultura, l’arte e la religione sono contenute in questo luogo creato dal pensiero dell’uomo. nicco e jalk
a me non piace per niente. fate spazio. jacopo
molto bella. si sente la positività ma manca l’anima. appare un po’ vuota. giuliana
perché la cultura possa essere d’ispirazione ai giovani che si affacciano al futuro. reffi e raffi
grazie per avermi dato la possibilità di vedere un’opera d’arte contemporanea. (?)
una bellissima idea da riempire di idee, pensieri… e libri, ricordi, raccolti in giro per il mondo. (?)
complimenti all’artista per il suo talento e la sua opera d’arte che ci invita, in questo mondo frettoloso alla serenità , a sentire l’abbraccio gratuito e generoso dell’artista. (?)
sono passata di qui con un gruppo di turisti che hanno ammirato quest (?) gli ho spiegato il senso (?) e hanno apprezzato. la guida turistica uliana (?)
periti del monte di pietà di roma concordano il concetto intellettuale esposto in questa splendida cornice. (?) (?)
uno spazio che ci circonda, una famiglia che ci abbraccia, le radici di un’arte che ci rappresenta. bea e lalli
certe volte, nei momenti più difficili e bui, ciò di cui abbiamo veramente bisogno è un pensiero che ci abbracci e che ci riempia di vita. gabriele
sono di roma ma vivo in inghilterra da una vita. e’ assolutamente favoloso vedere queste iniziative artistiche nella mia città e mi fanno venire la voglia di tornare. belli il riferimento al bernini e ai libri di cui non ci dobbiamo mai dimenticare e la meditazione. carla p.
e’ un’opera straordinaria che unisce arte e cultura. sarebbe un songo per me avere una scultura tale in una mia casa che dovrebbe essere una reggia, il contenitore ideale per la mia biblioteca di filosofia. bravi tutti: l’autore e che ha ideato la mostra. daniela crismi da palermo
roma rivista in ciliegio. un’idea che ritengo originale in quanto riporta la città ad una profonda dimensione naturale, fa immedesimarla nella natura stessa. un grazie all’autore dell’opera per aver fatto quest’omaggio ai romani e a roma. stefano luppino
grazie all’artista, ideatore e fautore di questa incredibile esposizione che ci ha permesso di viaggiare con la mente in una roma di altri tempi dove i ritmi sono meno frenetici e c’è più spazio per l’espressione del proprio io interiore. un abbraccio come quello di questa colonnata. laura e ludovica
ispira tranquillità e bellezza, nel movimento e il rumore che c’è intorno, dentro c’è silenzio e pace. lida belova
federalismo televisivo o programmi regionali?
nuova armonia rivista rai senior n.2/2018
c’era una volta
tivù regionale
immette il suo occhio
in fabbriche e in case
tra piazze e parrocchie
ascolta lagnanze
dà spazio agli ingegni
nei luoghi dell’arte
diffusi in provincia
in scena gli artisti
non noti ma eccelsi
ricerca nei borghi
la nuova cultura
dai media ignorata
accetta i dialetti
ma anche stranieri
è minima e povera
vivace e concreta
federalismo televisivo o programmi regionali?
(nuova armonia rai senior 2010n.6 scarica pdf a sx)
federalismo televisivo? ci fu un’esperienza molto forte tra il 1979 e il 1987 quando nacque raitre che doveva essere la rete regional-nazionale. qual era il progetto? a dieci anni dall’istituzione delle regioni si voleva fornirle di uno strumento pubblico di comunicazione al servizio del territorio. un telegiornale regionale tutti i giorni alle 19 e due programmi settimanali di mezz’ora (rr, regionale per regionale), ed alcuni programmi realizzati in regione da trasmettere in rete nazionale (rn regionale per nazionale). si doveva dare spazio ai temi locali, trovare talenti, far emergere creatività, ricchezza culturale ma anche mostrare pluralismo e diversità. bisognava mettere in piedi nelle ventuno sedi regionali (trento e bolzano sono due diverse unità) strutture in grado di produrre; fino allora le sedi realizzavano solo una fascia radiofonica quotidiana di un’ora. furono assunti per concorso nazionale quattro programmisti registi e quattro giornalisti per regione e da quella difficile selezione entrò in azienda una classe notevole di cervelli; alcuni di essi hanno raggiunto alti gradi o notorietà: giuseppe giulietti, enrico ghezzi, sergio valzania, roberto olla, daniela tagliafico, ezio trussoni, ma si potrebbero fare tanti altri nomi.
in quel periodo ero autore in video di programmi dedicati ad un tema e ad una parola allora sconosciuti: il volontariato; avevo inoltre un’esperienza di associazioni di base, dai giornali studenteschi alla nascente ecologia. mi mandarono nel 1978 ad aosta e nel 1980 a venezia per fondare le strutture di programmazione. ero il più giovane dirigente e sono l’ultimo rimasto in azienda di quella generazione di programmisti. bisognava cominciare da capo facendo partire immediatamente il treno: addestrare i giovani registi, coltissimi ma inesperti, creare una rete di collaboratori, individuare gli argomenti da proporre al pubblico e, cosa rilevante, fare i conti con la scarsità di mezzi disponibili; per realizzare un programma di trenta minuti avevamo in media due milioni di lire, tre giorni di riprese e tre di montaggio. con un criterio che ancora oggi non comprendo, l’azienda installò in ogni sede uno studio televisivo piccolissimo, in coabitazione tra telegiornale e programmi, anche laddove si disponeva di locali ben più ampi. la convivenza tra informazione e programmi creava attriti continui perché ognuno doveva difendere i propri spazi di produzione, insufficienti per entrambi; questo contrasto, insito nel modello delle sedi, portò alla fine della rete regionale nel 1987. l’azienda decise di chiudere gli spazi dei programmi assegnando tutte le risorse disponibili alle redazioni dei tg. raitre fu trasformata in una rete nazionale al pari delle altre. il taglio non sortì risultati positivi: non saziò le necessità delle redazioni, che continuarono a rivendicare altre risorse e il risparmio di bilancio fu irrisorio. per contro le regioni furono private di spazi televisivi di approfondimento che risultavano importanti e graditi a livello locale perché il pubblico vi si riconosceva. pochi protestarono e furono gruppi culturali e sociali, non i politici locali che erano interessati solo a notizie, interviste, polemiche locali e resoconti di convegni ovvero alle cronache del palazzo.
per dare un’idea del servizio reso dai programmi ecco alcuni dati dell’esperienza del veneto dall’80 all’87 in trasmissione regionale: novanta programmi dedicati a ritratti di personalità (scrittori, artisti figurativi, musicisti, filosofi, imprenditori, scienziati, religiosi, realizzatori di opere di solidarietà e di assistenza, artisti della scena) una galleria completa dei veneti più illustri di quegli anni. cinquanta esecuzioni di compagnie locali di musica, teatro, danza. documentari sulle grandi mostre d’arte e sui musei. inchieste sulla vita religiosa, sugli atenei, sulle fabbriche, sulle allora fiorenti aziende artigiane, sui trasporti regionali, sui parchi, sul mantenimento delle dimore storiche. molte storie di persone semplici, vicende famigliari, inventori e personaggi bizzarri, filastrocche e proverbi dialettali. la cucina veneta entrò in scena molto prima che la gastronomia inflazionasse le reti nazionali. molti furono i programmi realizzati per il nazionale insieme a grandi e a piccole istituzioni culturali: la biennale, la fenice, l’arena, il teatro olimpico. furono anni in cui si tratteggiò un ritratto televisivo del veneto e dei veneti completo in tutti gli aspetti, come affermò pubblicamente il poeta e scrittore bino rebellato. rilevante la possibilità, oggi rarissima, data a autori e registi, interni rai ed esterni, di esercitarsi con i mezzi di produzione e di esprimersi realizzando con libertà i programmi. tra i collaboratori di quella stagione alcuni sarebbero diventati comunque famosi, come alfredo meocci, vittorio sgarbi, riccardo calimani, gigi marzullo, carlo mazzacurati, i fratello manfio, donella del monaco, alfredo tisocco, miriam meghnagi; altri, giovanissimi, nella rete regionale si affermarono professionisti come i registi ornella barreca, antonello belluco e luigi zannini, le conduttrici mariangela bonfanti e lella carcereri, i giornalisti e scrittori stefano annibaletto, claudio baccarin, angelo baiocchi e cecilia tito.
perché non pensare oggi di riaprire i programmi regionali? si è visto che le tivù private non riescono a dare espressione al territorio; rai dovrebbe farlo, questo sarebbe un compito peculiare del servizio pubblico.
antonio bruni
lamento di agar
vento del deserto
il ventre hai sconvolto
carezza di vecchio
vento del deserto
vampa di gelosia
negli occhi di donna
vento del deserto
bruci la bocca
accendi vendetta
vento del deserto
cancelli la strada
il riflesso dell’acqua
vento del deserto
spegni il suo pianto
è dono innocente
vento del deserto
cessa il tuo canto
hai illuso la schiava
vento del deserto
lascia nel sonno
finire il respiro.
scarica il pdf a sx con poesia, testo biblico e quadro
maddalena in deserto
nel cardo ritrovo
l’arido segno
tracciato dagli anni
che hanno rubato
il sorriso più chiaro
e scruto tra i rovi
un volto soffrire
tempia graffiata
la mano che guida
il mio giorno da sola
priva del corpo
vorrei danzare il pianto
di donna umiliata
donare alle spine
l’ultima traccia del filo
teso in perdono
amando il deserto.
maddalena dal ciclo da eva-a_maria le donne della bibbia
http://www.antoniobruni.it/view.aspx?id=219
scarica il pdf a sx con il testo biblico e il commento di nonis
el 275 del 27 febbraio 2020 cronaca dei serpesci a teatro e inviti culturali
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fine art gallery 28 piazza di pietra roma da mercoledì 4 marzo ore 18 al 30 aprile mostra di sergio ceccotti “roma” 06.94539281 | orario d’apertura: lunedì-sabato 11-13/16.30-20 |
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teatro palladium da giovedì 5 marzo (ore 20,30) a domenica 8 (ore 18) le troiane di euripide
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se desideri disiscriverti o cambiare i dati del tuo profilo premi qui
una poesia e inviti culturali
morte di una nera signora
petrolio metalli e banane
natura con muscoli e denti
eppure la nera signora
di fame e di peste ora grida
sgozzata dai bimbi soldati
son bianche le imprese voraci
che donano mine antiuomo
che c‘entrano i grandi globali?
da il popolo 3 agosto 2001 il nonino –prima pagina
il quotidiano in versi
pubblicata sulla rivista di rai senior nuova armonia n.1;2016
l`angelo del sepolcro -the sepulchre angel
l`angelo del sepolcro | the sepulchre angel |
e come un ragazzo parlò | as a boy spoke |
sostando leggero sul masso | standing light on the rock |
riflesso d`argento agli ulivi | the olive trees reflecting silver |
nel primo ruggito di aurora | the dawn issuing an early roar |
“vi aliti in seno la gioia | “deep inside you may the bliss breathe |
che esce dal vuoto sepolcro | that comes out of a sepulchre empty |
colui che piangete è risorto!” | he whom you mourn has resurrected!” |
le donne gettarono il manto | off threw their mantlesthe women |
disciolti i capelli nel canto | their hairs undoing and chanting |
translation by rodolfo longo |
via crucis con le formelle di luigi rincicotti |
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the cross based on the stations translation by rodolfo longo
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i la sentenza domanda già vuota rimbalza risposta ignota la colpa colpevole è noto s`impone un castigo è farsa il processo destino innocente |
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1 the sentence an empty question bounces back the answer unknown the guilt known the offender necessary the punishment shall we spare his life? a determined sanhedrim a furious mob an arrogant verdict a farcical trial innocent destiny supreme solution
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ii la prima croce due legni inchiodati ruvidi e ignari pesante e imbevuti di rovi e di pietre due legni da scarto nodosi e tarlati distorti e scalfiti materia da fiamma due legni gridanti passione mortale d`infamia vessillo di resurrezione
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2 the early cross two pieces nailed up rough and unaware soaked and heavy with bushes and stones just waste wood worm-eaten and knotty twisted and scratched stuff for fire two pieces yelling out mortal passion flag of infamy of resurrection
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iii la seconda croce opprime le spalle incide il terreno s`inclina a minaccia resiste alle braccia oscura lo sguardo impone caduta s`intinge di sangue respinge gli aiuti odora dolore assorbe i lamenti sopprime il pensiero ricaccia speranza |
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3 the second cross weighs upon shoulders cuts in the soil projects threats opposes muscles obscures eyes forces fall absorbs blood rejects hands smells of pain dulls lament suppresses thought |
iv maria in me! mi appartiene che torni nel ventre origine e culla scintilla divina ha dato missione a me del dolore a lui del soffrire di unica carne questione che ignoro interna al mio sangue t`imploro! ritorna!
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4 it is mine inside me! i wish him back in my womb origin and cradle divine spark appointing mission pain to me suffering to him unique flesh different substance matter unknown to me inside my blood i beg you! come back! |
v cireneo andavo tranquillo tornavo al lavoro un giorno normale incrocio un corteo la guardia mi stringe m`impone la croce ma è lui il condannato! lo devo supplire? mi guarda ed è lampo io abbasso la schiena quel carico segna |
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5 walking easy back to work an ordinary day i meet a procession soldiers corner me force the cross on me though he is the defendant! must i replace him? he eyes me just a flash i lower my back the burden burns marks my soul
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vi veronica prezioso è il panno profuma di lino protegge il mio collo da caldo e da umori è appena lavato ma quando divergono quel volto affannato diventa fiammata che in seno mi scuote l`impronta sua grida si stampa a ferita perenne di storia |
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6 veronica precious cloth smells of linen protects my neck from warmth and fluids just washed when it cleanses the panting face it turns into flames and shakes my body his trace screams fixes itself eternal wound in history
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vii crucifige spettacolo forte in strada il martirio guardiamo impassibili scommessa ribalda su quanto resiste sfogiamo su lui in gola cacciamo singhiozzo e pietà
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7 a harsh performance a street martyrdom unmoved do we watch a stranger`s pain a villainous bet how long he`ll endure our buried anger vented on him will hold back sobs and piety sentence is passed he shall make up!
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viii il re dei giudei onore al re evviva il re che regni il re fedeli al re
ignudo è il re beffato è il re percosso è il re
un pascolo il regno la pioggia ridente
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8 honour to theking long live theking long reign the king loyaltothe king
naked istheking mockedis the king hitistheking death totheking
a pasture kingdom a blowing wind a smiling rain all hail light
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ix la caduta tra sbarre e ferite la pena sovrasta ignora i motivi di tale sentenza assente la forza di alzare la testa subisce nel pianto e arrivi la fine |
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9 prison and wounds mark the days the sentence hangs he whom pain chose ignores why such sentence he lacks the stamina to raise head crying puts up and hopes is the hill there? to come to the end
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x le vesti strappate piumaggio e criniera il muschio e le foglie i peli e le squame la veste provvede riparo e decoro emblema di stato occulta e richiama distingue l’umano
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10 plumage and mane musk and leaves bark and fur hair and scale beauty and richness of wildlife clothes supply shelter and decorum sign and office they hide and draw mark humans conceal death
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xi crocifissione condanna che arresta parola e carezza speranza tradita resistere è nulla la polvere avvolge lo scherno di armi infiamma l’aceto ludibrio di mente
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11 nails driven into man’s flesh edict fixed up a sentence crushes words and caresses betrays hope wears out love crumbles endurance dust wraps mocking arms vinegar burns up and scorns minds
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xii morte in croce la forza abbandona il grido denuncia umana la gola implora implora nell’ultimo sangue tumulta la terra un lampo sublime dilania nel tempo |
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12 winds startle stripping strength forsakes the body a cry reveals a human throat keeps imploring hope clots into ultimate blood the earth rises sublime lightning tears time up
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xiii deposizione deposto nel freddo risuona il silenzio nel buio profondo l’acqua non lava unguento non calma carezza non scalda lenzuolo non copre il canto infinito invoca stagione rimpiange quei fiori ma senza colore
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naked he descends is laid in the cold silence echoes in the deep dark no water can wash nor ointment soothe nor fondling warm nor sheet cover an unending song calls for spring pines for flowers colourless though
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xiv sepolcro e’ priva di soffio la spoglia bendata in terra è già entrato e gli inferi tocca inerme la storia è lunga la pausa assenza dell’uomo la pietra ha richiuso vacilla fiammella intorno al sepolcro
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14 the dressed remains are wanting in breath he is under the soil now and touches on hell unarmed history awaits sentence a lengthy pause man needed a stone has locked hope up on brethren little flame flickers round the sepulchre
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franco matteucci: tv e gialli, un unico racconto
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franco matteucci fa parte della generazione che ha costruito l’ossatura delle reti televisive rai.
cominciò nel 1970 come collaboratore esterno di “a come agricoltura”, settimanale diretto da roberto bencivenga e dal regista giampaolo taddeini, il suo primo maestro in rai. la gavetta fu lunga, realizzando servizi brevi, documentari, testi redazionali. la sua passione segreta era raccontare con la macchina da presa. a diciotto anni il suo primo corto, girato (montaggio in macchina) con una paiard 8mm regalatagli da sua madre; era la storia di un adolescente nella sua stanza. aveva fatto suo l’insegnamento di zavattini (lo leggeva a 16 anni) che invitava tutti a servirsi della cinepresa come di una penna o di un nuovo occhio per riprendere la vita normale. una predizione del cellulare. fece vedere il corto a franco indovina e a tonino guerra che poi lo invitò nel 1969 a collaborare alla sceneggiatura di amarcord per la sequenza sulla scuola.
“da ragazzo fino al pensionamento, la cosa che ho gustato di più è stata sperimentare le nuove tecnologie. ho amato la pellicola (che emozione aspettare a via teulada, talvolta in fila con grandi registi, che uscisse la stampa del girato!) poi mi sono appassionato a tutti i diversi nastri magnetici fino al digitale. alla fine della carriera, come direttore dell’innovazione prodotto, lavorai molto con il multischermo. la rai si è sempre stata lenta e in ritardo ad adeguarsi ai cambiamenti tecnologici. non mi sono mai attaccato a una tecnologia. mi piaceva sempre sperimentare le nuove, ma le sentivo come strumenti di espressione, non pensavo che le nuove caratteristiche contenessero espressione in se stesse. altro insegnamento di zavattini: non è il cavo che fa il film, ma è il cervello! avevo sempre voglia di imparare. arbore, nella redazione di “l’altra domenica”, mi insegnò a staccare la telecamera dal cavalletto, a togliere la staticità, a far diventare televisione il movimento vero, a trasformare le banalità in profonda autoironia.”
assunto nel 1977, assieme a tutti i programmisti che di fatto realizzavano la produzione, approdò alla fine degli 80 nel dse (dipartimento scuola educazione) dove fu nominato dirigente coordinatore nel 1993. i dieci anni dei programmi cosiddetti educativi costituirono il periodo della massima libertà di invenzione. in “caramelle” i bambini si comportavano come adulti e gli adulti tornavano bambini. con la direzione di antonio spinosa (videosapere) si raggiunse un equilibrio tra intrattenimento e approfondimento per ragazzi.
consolidata la professione televisiva, matteucci ha rivelato la sua seconda anima, quella di scrittore. nel 2001 pubblica il primo dei suoi undici (finora) romanzi: “la neve rossa”, a cui seguirono “il visionario” e “festa al blu di prussia”. l’ambientazione prevalente nei racconti è quella della produzione di cinema e tv, che matteucci ha conosciuto profondamente e su cui indaga con ironia, creando personaggi e vicende surreali. il paradosso nasce sempre dal vero e spesso con esso combacia. le narrazioni di matteucci toccano molto le corde di chi ha lavorato in televisione, ma non sono riservate agli specialisti, perché fanno capire, anche al grande pubblico, alcuni meccanismi di questo mondo. letture divertenti che fanno riflettere sull’influenza dei media nella nostra vita e su alcuni dei loro aspetti di falsità.
nel 2007 la svolta come scrittore. l’editore raffaello avanzini di newton compton gli propone di passare al giallo. franco crea un suo personaggio, l’ispettore marzio santoni, e sposta anche le ambientazioni: dal mondo urbano dei media alla montagna, suo luogo d’infanzia. il surreale e fantasiosi marchingegni televisivi continuano a spuntare nei racconti.
lo scrittore è nato a buggiano nel 1948 e cresciuto all’abetone, dove suo padre era medico condotto. il suo cuore è rimasto lì tra nevi, boschi e panorami di altura, nell’ambiente ristretto, rude e famigliare dei piccoli paesi. perché questo rifugiarsi dalla città ai paesi montani?
“lo scenario è inventato, è un misto di alpi e appennino. valdiluce è un luogo esistente vicino all’abetone. fino a qualche anno fa era una valle misteriosa, dove troneggiavano grandi alberghi mai finiti, costruiti durante il fascismo, figure spettrali che ancor oggi si possono ammirare. ho scelto valdiluce per il nome anche perché, quando accade qualche delitto, diventa valbuia.
per chi vive nel vento, come il mio ispettore marzio santoni detto lupo bianco, diventa difficile vivere in un panorama raccolto in una finestra, dove vedi solo palazzi. lupo, senza l’orizzonte aperto, si smarrirebbe perché regola la sua vita come un animale e deve essere sempre in sincrono con la natura. è in queste condizioni che dà il meglio di sé, soprattutto durante le indagini.”
matteucci ricorda con emozione i quarantatré anni vissuti in rai. capo struttura spettacoli a raitre (con minoli) e a raidue (con freccero e guardì), vicedirettore di raiuno per la fascia giornaliera (con del noce), poi direttore di innovazione e prodotto e di rai futura, infine direttore del marketing. ha insegnato produzione televisiva al suor orsola di napoli. gli piace dormire davanti a sorella tv. è felice anche nella vita privata, sposato da cinquant’anni con muriel oasi, fotografa e antiquaria. “sono fiero anche di essere calvo. se fossi stato dotato di una capigliatura, forse avrei fatto un trapianto di calvizie”.