l’autore della monografia poesie di legno è marco affaitati, un giovane pittore, artista multimediale e grafico editoriale. il lavoro, redatto nel 2011, è dedicato ai mobili e sculture di legno da me realizzati nel corso degli anni.
marco li ha osservati a lungo e li ha ritratti con il suo terzo occhio, la macchina fotografica, per entrare nell’anima di queste cose. particolari e totali di elementi diversi sono accostati con una ricerca di assonanze e confronti. le venature dialogano e si confrontano. il colore del legno diventa calore. marco è riuscito a dare un’altra vita a questi manufatti, li ha fatti diventare poesie di legno.
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una vita con i mobili
l’amore per il legno cominciò per caso: a metà degli anni sessanta un fulmine spezzò un albero di noce in una proprietà dei miei genitori in calabria. mia madre pensava di farne legna da ardere ma un mio cugino architetto mi suggerì di utilizzare l’essenza pregiata per farne una libreria.
nel ’68, a ventuno anni, pensai una cosa agile, componibile e divisibile in modo da poter utilizzare al meglio le tavole che erano state segate male: corte e poco spesse per abbreviare i tempi della stagionatura. l’idea fu di fare scatole aperte su uno o due lati, in formati diversi ma in misure montabili per una costruzione a piramide senza viti. l’equilibrio statico era dato dalla composizione e dal peso dei libri. un vecchio artigiano le lavorò incastrandole a coda di rondine a mano, un’esecuzione oggi proibitiva. la libreria funzionò, nonostante le perplessità della famiglia sull’assenza di agganci alla parete.
ci fu poi una sorpresa sgradita. la pianta era caduta in primavera, già in vegetazione e in lunazione. il legno di conseguenza si tarlò con il capricorno, un verme spesso anche un centimetro. di notte e di giorno la libreria gracchiava. imparai a eliminare l’infestazione con un lungo e complesso procedimento.
mi entusiasmai per la lavorazione del legno. mio padre condivise l’entusiasmo (fu l’unico nella famiglia) fece recidere altri alberi e li mise a stagionare.
cominciò l’avventura di inventare mobili per la mia casa. studiai i più grandi progettisti, da rietveld a mies van der rohe, a gaudì a le corbusier, la bauhaus e la meravigliosa stagione del liberty europeo.
nel ’78 la seconda libreria, poi un grande tavolo con lo scultore toni benetton che fece la base, una gamba unica di rami d’ulivo battuti nel ferro, vera opera d’arte. seguirono un armadio in quattordici elementi, un mobile scala e via. il concetto di base era di realizzare mobili componibili, adattabili a cambiare dimensioni per case e per pareti diverse.
la razionalità della forma doveva accoppiarsi alla bellezza delle venature, all’andatura e al colore vero della materia.
il lusso del massello
il legno va rispettato; bisogna osservare le sue caratteristiche che variano da essenza a essenza: durezza, compattezza, flessibilità, durata, resilienza. il noce e l’olmo sono duttili e si prestano a quasi tutte le lavorazioni mentre l’ulivo e il ciliegio ne rifiutano alcune. il noce e il ciliegio sono più soggetti ai tarli, l’olmo e l’ulivo molto meno.
il noce è più costoso e raro. una malattia ha sterminato, negli anni ottanta, tutti gli olmi della calabria. l’albero di ulivo fornisce poco legname utile alla lavorazione perché i fusti sono contorti e le piante oltre i cinquant’anni si corrodono nelle fibre interne, anche se la loro vita può essere millenaria.
oggi sono rari gli artigiani con esperienza del massello, gli ebanisti; gran parte dei falegnami pratica con sicurezza e rapidità pannelli industriali.
i mobili in commercio, luccicanti in foto, hanno scarsa resistenza e vita breve, ma prezzi accessibili. i masselli di ebanisteria costano molto: chi è disposto a spendere per qualcosa che durerà diverse generazioni?
bisogna guardare da vicino un mobile in massello, toccarlo, conviverci per apprezzarne appieno la bellezza e la funzionalità. e’ un lusso, ma un lusso che ripaga. per questo ho dedicato anni, applicazione, energie e risparmi per fare mobili sculture in essenze pregiate.
le mie poesie di legno.