giancarlo governi

lo storico dello spettacolo

quando entrò in rai nel 1967, il direttore dello spettacolo tv angelo romanò gli diede l’incarico di inventare programmi speciali, nuove formule con la condizione che fossero idonee ad andare in onda, non trasmissioni sperimentali incomprensibili e destinate ai cassetti. giancarlo governi cominciò con i fumetti, “gulp”, tema ardito per l’epoca e con la serie di telefilm “allo specchio”, sulla vita quotidiana, con registi esordienti di grande futuro: alberto negrin, luigi perelli, paolo poeti, giacomo battiato. 

governi ha avuto l’idea costante di valorizzare lo spettacolo italiano, inteso in tutti i campi: dallo sport, al cinema, alla lirica, all’avanspettacolo, il varietà comico che si esercitava nei teatrini prima della proiezione di un film, palestra da cui emersero i maggiori attori italiani da totò a lino banfi. le grandi valenze della scena italiana andavano valorizzate nel loro spessore professionale e culturale, anche se questo termine sembrava allora improprio, se riferito alla commedia e allo svago. bisognava farlo attraverso la massima azienda culturale del paese, la rai, il servizio pubblico.

governi ebbe l’incarico dal direttore della seconda rete, massimo fichera, di affiancare alberto sordi nella ideazione e realizzazione di un programma sulla sua straordinaria carriera. riguardarono insieme tanti suoi film ma non vollero farne una rassegna di proiezioni televisive; scelsero di raccontare la vita italiana, dal dopoguerra al miracolo economico, attraverso le interpretazioni di albertone.  il personaggio dell’italiano medio, che entrava e usciva dalla storia, divenne un programma di otto ore, “storia di un italiano”; il titolo lo suggerì lo sceneggiatore amidei.  alla prima serie ne seguirono una seconda e una terza per un totale di 22 puntate.

governi considera alberto sordi come il suo maestro; gli insegnò un elemento fondamentale dello spettacolo: la grande comicità deve essere infantile.

su questa traccia nacque un’altra grande serie: “pianeta totò”, trenta puntate per raidue, dal 1980.  il principe degli attori fu esaminato in tutta la sua maestria, dalla gestualità al non senso, al bisticcio linguistico fino alla drammaticità, compresa quella delle interpretazioni pasoliniane.

nell’83 l’attenzione passò a narrare la canzone italiana attraverso sanremo, con il programma “le mille bolle blu” per poi affrontare l’umorismo di coppia: stanlio e ollio, ciccio e franco, vianello e mondaini.

governi, nella sua lunga carriera oscillante tra raiuno e raidue, ha fatto convivere due ruoli, quello dell’autore che approfondiva opere e personaggi e quello del dirigente programmista che produceva sceneggiati, serie e film televisivi (da petrosino, puccini e la baronessa di carini degli anni sessanta a la piovra degli anni ottanta e novanta).  nel 1999 decise un passo importante: concordò con l’azienda la novazione del suo contratto, da dipendente a collaboratore, per dedicarsi interamente all’attività di autore.

cosa non ha fatto giancarlo governi in cinquanta anni di carriera:quattrocentocinquanta ore di programmi e trenta libri.  ha descritto (e questo è il suo orgoglio di autore), oltre le opere dei grandi protagonisti dello spettacolo e dello sport, il significato della loro presenza nella vita culturale e civile d’italia.

l’ elenco dei protagonisti è lungo, oltre a quelli già citati: domenico modugno, gino bartali, fausto coppi, renato rascel, primo carnera, anna magnanimaria callasvittorio de sicasilvana manganogiulietta masinamarcello mastroiannivittorio gassmannfabrizio de andrégiorgio gaberlucio battistinino manfredi, luciano pavarotti, lucio dalla, pierangelo bertoli, mike bongiorno, silvana mangano. i personaggi in tutto sono più di sessanta.

“mi sento particolarmente legato sul piano emotivo- afferma governi- alla tragica vicenda della squadra del torino, perita nella sciagura di superga. il titolo del programma, del 1995, è soltanto il cielo li dominò, da una canzone di achille togliani.“

quali sono le intenzioni per il futuro?    

 

“ho voglia di continuare a raccontare l’italia che si sta purtroppo smemorizzando. un paese che non ha memoria non ha nemmeno futuro.  i palinsesti televisivi e il passaggio da un canale all’altro rendono più dispersiva la società che ha bisogno di riconoscersi in elementi culturali comuni e questo è compito della televisione generalista. si pensi a quanto unifichino il festival di sanremo e il commissario montalbano, ma bisogna fare di più, con opera (non è riduttivo) anche di didascalizzazione della nostra cultura. vorrei occuparmi di grandi personaggi che hanno storie e significati come roberto benigni, luigi proietti, carlo verdone. ce ne sono poi altri che meritano di essere narrati.”

il curriculum di giancarlo governi, ma non integrale perché sarebbe lungo da pubblicare, è nella pagina a lui dedicata da wikipedia. in questi giorni, in occasione dei cinquanta anni dalla morte di totò, governi ha pubblicato il suo trentesimo libro “totò, vita opere e miracoli”, frutto di quasi 40 anni di studi su questo immenso personaggio dello spettacolo e della cultura italiani e ha ricevuto l’ambitissimo premio “anna magnani” alla carriera.

se piangi se ridi

 

l’attore fa parte di noi

rivela qualcosa segreta

celata dal nostro pudore

se tocca un’intima corda

è subito amato e riflette

i nostri timori e ambizioni

nel dramma di ardue vicende

di più se riesce a strappare

risata che libera l’animo

un’arte invidiabile e rara

che rende i giorni più chiari

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