Posts by Daniele

prati in 100 personaggi: poeta e scultore del legno

 

nel 2019 typimedia editore ha pubblicato il libro- guida “prati in 100 personaggi(+1)” i volti, le arti, i mestieri a cura di chiara gelato. le pagine 226 e 227 sono dedicate a antonio bruni, poeta e scultore in versi, dall`appio latino a prati una vita in versi.  nel pdf a sx l`articolo integrale.

rosanna vaudetti- antonio moretti

rosanna vaudetti- antonio moretti  

la gioia di una coppia fresca nata in tivù

è una coppia rai integrale, artistica e aziendale, quella di rosanna vaudetti e antonio moretti. lei davanti alle camere, lui dietro. lei marchigiana, lui veneto. entrambi dipendenti rai a contratto collettivo, fino alla pensione. rosanna è stata scelta come il primo volto sul teleschermo a colori negli anni ‘70 a dare il via alla nuova era in italia, “signorina buonasera” dal 1960, presentatrice di “giochi senza frontiere” e di spettacoli con corrado, tortora, baudo, carrà, soprannominata da alberto sordi “vaudetti annunci perfetti”.

antonio è il regista di sanremo per sedici anni, dal 1974 al 1991, lo rivoluziona nella forma, introducendo l’orchestra sulla scena, la mitica scala per i cantanti, il dolly e i carrelli a rotaia. alberto bevilacqua scrisse sul corriere della sera: “… con moretti le camere volano”. ha diretto canzonissima e altri varietà dallo zecchino d’oro, alla fiera dei sogni, alla domenica sportiva e speciali internazionali su mccartney, sting, minnelli, white.

poche volte la coppia ha lavorato nello stesso programma, procedendo paralleli nell’ambiente televisivo. ci vorrebbero pagine per i loro curriculum che comprendono anche altri generi: per entrambi teatro, cinema, giornalismo, per rosanna critica d’arte, per antonio avvocatura.

s’incontrarono nella redazione della rubrica tre arti a milano. una sera, dopo una cena, lui le chiese all’improvviso: “ci sposiamo?” lei per tutta risposta lo baciò e andò via. lui , sbalordito e confuso, il giorno dopo le chiese: era un si?

rosanna aveva fatto in precedenza un sogno: era nella stazione termini e un giovane la urtò con una valigia… disappunto e poi: “io sono rosanna vaudetti”, “piacere io sono antonio moretti”. in sogno aveva capito che antonio sarebbe stato l’uomo della sua vita.   si sposarono nel dicembre 1965, pochi mesi dopo essersi conosciuti.

 

rosanna ha amato molto l’esperienza di giochi senza frontiere nei ’70. “viaggiavo per l’europa e conoscevo luoghi e persone. era un lavoro pieno di sorprese.  durante una diretta in eurovisione, fui seguita per tutta la durata della trasmissione da un ammiratore che voleva sposarmi. era riuscito a infiltrarsi nonostante la sorveglianza fosse rigorosissima, al  punto che in un`altra occasione non volevano far entrare il regista turchetti e me perché non avevamo il badge al collo… e questo pochi minuti prima di andare in onda.” 

antonio ricorda con passione le rare e coinvolgenti esperienze teatrali. “ il teatro permette di approfondire, di lavorare a fondo con gli attori, fino a ottenere le espressioni più intense.  fare tv, invece, è cogliere un momento che non puoi determinare”. 

il film a soggetto che ancora hai nel cassetto?  “ la storia di un regista-avvocato che indaga su casi di delinquenza minorile.  prima di fare la tv ho lavorato come penalista e mi appassionava il tema della devianza giovanile. volevo entrare nelle storie, scavare nei personaggi. la curiosità sui caratteri umani l’ho sempre conservata; anche nello spettacolo, a sanremo, dove non mi limitavo alla patina costruita dai discografici ma cercavo di mostrare il volto autentico del cantante.”

 

rosanna è ancora in piena attività professionale. la notorietà è forte: tutti la riconoscono in strada.

 “quest’affetto, immutato nel tempo, ogni volta mi sorprende e commuove. la mia non è una popolarità da diva. sono considerata come una persona di famiglia, una vicina di casa.”

antonio inventa progetti con l’occhio attento del regista. premi e onorificenze per entrambi.  due figli e da poco una nipotina.  a vederli insieme esprimono la gioia di una coppia fresca.

 

pubblicato sulla rivista di rai senior nuova armonia diretta da umberto casella n.2/2019

scarica pdf a sx

the announcement 1994 -4th – l` annuncio –

l`annuncio           1994         the announcement 

​video mariano rigillo, anna teresa rossini, silvia siravo domus talenti 2007  https://youtu.be/nwrodh7pq_o

translation by rodolfo longo

 

 

e fu una sorpresa di notte

lasciato il lavoro in disparte
la donna si mise a pregare:
“si chiude l`autunno dell`anno
le membra mie fresche di foglie
vorrei dare un frutto al mio ventre
mi manca un compagno da amare
un’isola sono in deserto
eppure son ricca di linfe
di là vengon suoni di danza
c`è un muro che serra in silenzio
l`esplodermi giovane corpo .”

e l`angelo apparso in finestra
le tese una mano di giunco
sbocciata in un fiore giacinto:
“adórnati il capo in ghirlande
indossa la veste di seta
che mostra il tuo seno rigonfio
intendo condurti a una grotta
laddove ti attende un bambino
vagisce l`aurora su paglia
regalo al tuo istinto di donna
per darti messaggio e missione
accoglilo in senso di gioia! “

la donna gli accese lucerna
si sciolse i capelli in un manto
le braccia in un arco invitante:
“sommersi da torri di affanni
ingombri di inutili argenti
ricercano sabbia i fratelli
non sanno se il canto è rumore
ti voglio seguire alla grotta
in cerca del bimbo tra noi
in dono gli porto il mio latte
che sento ora in petto affiorare
l’essenza mia in cibo di lode!

 at night a surprise

work was put by

the woman started to pray –

“autumn is nearing its end

my limbs are as fresh as leaves

i wish my womb had its fruit

i miss a partner to love

though rich with lymph

i am an isle in a desert

dance sounds from there

a mute wall locks my body up

my young blowing prime “.

an angel appeared in the window

stretched out a reeden hand

blooming into a hyacinth –

“wreathe your hair with garlands

wear silken garments

show your swollen womb

i mean to take you to a grotto

where a baby expects you

and dawn wails on straw

a gift to your womanly instinct

a message a mission

to be received with joy!”

 

the woman lit up an oil-lamp

undid her hair into a mantle

her inviting arms arch-shaped :

“toiling under fatigue and towers

possessed by needless silver

my brethren seek sand

is that chant mere noise?

i shall follow you to the grotto

looking for the baby among us

my milk will be my gift

i feel it flow in my breast

my very self is food is praise!”

translation by rodolfo longo

 

 

stupore -astonishment – la bimba e la macchina

stupore -astonishment – la bimba e la macchina

stupore astonishment
la bimba osserva dal vetro her nose stuck
il naso incollato her hands laying on the glass
le mani appoggiate the little girl gazes
enorme la macchina dentro an enormous machine within
appena si muove e scintilla hardly moves and flashes
accelera nella sua pancia in the bell accelerating
i suoni dell’infinito the sounds from immensity
rincorre minimi abissi chasing minimal abysses
proietta invisibili corpi projecting invisible bodies
la bimba li conta additando her fingers count them up
intuisce i percorsi del nulla she anticipates nothingness
infila la sua fantasia marshals her own fantasy
e canta una filastrocca sings a limerick
la macchina è docile e attenta patient and attentive the machine
ascolta la grazia di voce listens to her graceful voice
la assimila agli altri comandi assimilates it to routine orders
poi dona una coda di numeri then issues a volley of numbers
che sembrano omerici versi dear expected oracles
atteso e affettuoso responso a gift to her astonishment
regalo per il suo stupore. they read like homeric verse.
translation by rodolfo longo

un`insegna in autunno – per un`incisione di renato varese

un`insegna in autunno –  per un`incisione di renato varese

un` insegna in autunno

 

mi avvolge il marrone dei campi

che in bruma oramai trascolora

e d`umido investe i miei passi

 

nel mentre ritorno sognante

tra queste colline e castagni

spezzando i cancelli degli anni

 

ritrovo i cantoni già noti

dall`edera al bosso ai cipressi

umane le piante e cordiali

 

l`insegna ridente osteria

di luna ammiccante alla sosta

spalanca ritrovo di amici

 

tra pampini splende vendemmia

ha il volto del sole la zucca

s`imperla in prosecco la brocca

 

il legno del tavolo odora

risotto radicchio e accento

di marca fraseggio gentile

 

le voci che stappano bocce

ramandolo clinton raboso

i nomi pastosi confondo

 

insieme ai pensieri lontani

subentra in calore il camino

accetto soppressa col cren

 

disegna, renato, quest`ora

intreccia i colori del vino

ai saggi sapori d`autunno!

 

a renato varese 
pubblicata in insegne di osterie 1996

per il centenario della scuola enologica di conegliano

libro di marco affaitati: poesie di legno

l’autore della monografia poesie di legno è marco affaitati, un giovane pittore, artista multimediale e grafico editoriale. il lavoro, redatto nel 2011, è dedicato ai mobili e sculture di legno da me realizzati nel corso degli anni.

marco li ha osservati a lungo e li ha ritratti con il suo terzo occhio, la macchina fotografica, per entrare nell’anima di queste cose. particolari e totali di elementi diversi sono accostati con una ricerca di assonanze e confronti.  le venature dialogano e si confrontano. il colore del legno diventa calore.  marco è riuscito a dare un’altra vita a questi manufatti, li ha fatti diventare poesie di legno.

scarica il pdf  della monografia, a sx.

una vita con i mobili

l’amore per il legno cominciò per caso: a metà degli anni sessanta un fulmine spezzò un albero di noce in una proprietà dei miei genitori in calabria. mia madre pensava di farne legna da ardere ma un mio cugino architetto mi suggerì di utilizzare l’essenza pregiata per farne una libreria.

nel ’68, a ventuno anni, pensai una cosa agile, componibile e divisibile in modo da poter utilizzare al meglio le tavole che erano state segate male: corte e poco spesse per abbreviare i tempi della stagionatura. l’idea fu di fare scatole aperte su uno o due lati, in formati diversi ma in misure montabili per una costruzione a piramide senza viti. l’equilibrio statico era dato dalla composizione e dal peso dei libri.  un vecchio artigiano le lavorò incastrandole a coda di rondine a mano, un’esecuzione oggi proibitiva. la libreria funzionò, nonostante le perplessità della famiglia sull’assenza di agganci alla parete. 

ci fu poi una sorpresa sgradita. la pianta era caduta in primavera, già in vegetazione e in lunazione. il legno di conseguenza si tarlò con il capricorno, un verme spesso anche un centimetro. di notte e di giorno la libreria gracchiava. imparai a eliminare l’infestazione con un lungo e complesso procedimento.

mi entusiasmai per la lavorazione del legno. mio padre condivise l’entusiasmo (fu l’unico nella famiglia) fece recidere altri alberi e li mise a stagionare.

cominciò l’avventura di inventare mobili per la mia casa. studiai i più grandi progettisti, da rietveld a mies van der rohe, a gaudì a le corbusier, la bauhaus e la meravigliosa stagione del liberty europeo.

nel ’78 la seconda libreria, poi un grande tavolo con lo scultore toni benetton che fece la base, una gamba unica di rami d’ulivo battuti nel ferro, vera opera d’arte. seguirono un armadio in quattordici elementi, un mobile scala e via. il concetto di base era di realizzare mobili componibili, adattabili a cambiare dimensioni per case e per pareti diverse.

la razionalità della forma doveva accoppiarsi alla bellezza delle venature, all’andatura e al colore vero della materia.

il lusso del massello

il legno va rispettato; bisogna osservare le sue caratteristiche che variano da essenza a essenza: durezza, compattezza, flessibilità, durata, resilienza. il noce e l’olmo sono duttili e si prestano a quasi tutte le lavorazioni mentre l’ulivo e il ciliegio ne rifiutano alcune. il noce e il ciliegio sono più soggetti ai tarli, l’olmo e l’ulivo molto meno.

il noce è più costoso e raro. una malattia ha sterminato, negli anni ottanta, tutti gli olmi della calabria. l’albero di ulivo fornisce poco legname utile alla lavorazione perché i fusti sono contorti e le piante oltre i cinquant’anni si corrodono nelle fibre interne, anche se la loro vita può essere millenaria.

oggi sono rari gli artigiani con esperienza del massello, gli ebanisti; gran parte dei falegnami pratica con sicurezza e rapidità pannelli industriali.

i mobili in commercio, luccicanti in foto, hanno scarsa resistenza e vita breve, ma prezzi accessibili. i masselli di ebanisteria costano molto: chi è disposto a spendere per qualcosa che durerà diverse generazioni?

bisogna guardare da vicino un mobile in massello, toccarlo, conviverci per apprezzarne appieno la bellezza e la funzionalità. e’ un lusso, ma un lusso che ripaga. per questo ho dedicato anni, applicazione, energie e risparmi per fare mobili sculture in essenze pregiate.

le mie poesie di legno.

 

 

chiaro e il cupo il)

il chiaro e il cupo

è il chiaro che accorre

se trema la terra
è il cupo in cappuccio
che imbratta e distrugge

il chiaro è inerme

il cupo ha il bastone

è il chiaro che dona
il cupo saccheggia

è anonimo il chiaro
il cupo si gloria
il canto del chiaro
le urla del cupo 

quattro maggio 2015

 

fair and foul

 

fair rescues

when the earth quakes

hooded foul

mars and destroys

fair is armless

foul grips a cudgel

fair donates

foul plunders

fair uses discretion

foul struts about

chanting fair

howling foul

translation by rodolfo longo 

 

20150504 chiaro e cupo

mi riconosco nelle monellerie del cupo! caterina banella

io e te siamo chiari….senza alcun dubbio!

 

lasciamo lo scuro a quei cretini di black blocks….
mi auguro che finiscano tutti in prigioni scurissime… ellena

 

caro antonio,

i tuoi versi mi vengono a trovare come ospiti amici….
cristina foglia

 

lirica stupenda……è “chiara”!!!  carla barozzi

 

complimenti per tutto quello che esprimi negli ambiti letterari

molto interessante. francesco luzza

 

grazie, caro bruni, della poesia il chiaro e il cupo, che dialettizza
 liricamente un dato morale lapideo e stabile nella vita dell`uomo,
oggi più che mai imperante. vitaliano tiberia

 

complimenti, questa tua bella poesia, mi giunge con il suono della lingua italiana,
 ancor piú densa e vera. sono a rio de janeiro. antonella rita

com ` è vero, antonio. un abbraccio. pamela

grazie, antonio, è stato un piacere e un`emozione leggere i tuoi versi.
 alessandra toro  ottaviano

 

   
     

kiwi (segreto del…)

alessandra comazzi ha pubblicato una recensione  alla poesia segreto del kiwi sul quotidiano la stampa il 7 maggio 2004 a commento della lettura in diretta  nel programma di raiuno  unomattina (scarica il pdf a sx sotto l`immagine)

 

segreto del kiwi

 

la buccia è pellicola bruna

che ruvida il morso sgradisce

poliedrico fiore racchiude

che esige mostrarsi con arte

da come si taglia è variante

dei semi si accende ornamento

mosaico di umori e di aromi

dipinti in percorsi sottili

vitali essenziali potenti

 

ventinove aprile 2004

morfea micuccio

micuccio morfea 

marabuta

 

c’è solo una mano che parla

non spiega il mesto sorriso

  di labbra serrate dal velo

e tenta coprire il subbuglio

del corpo negato alla vita

costretto in sentenza accettata

che asciuga spirito e carne

e cela in curva del manto

l’offesa del suo sacrificio

 

marabuta,  in dialetto calabrese, indica la monaca di casa, usanza non rara nei paesi. sono le donne che si vestivano da consacrate, anche se non lo erano e restavano a vivere in famiglia.

 la rivista trimestrale itaca, diretta da antonio minasi, ha pubblicato in digitale, nel numero di aprile 2015, un mio articolo sullo scultore calabrese micuccio morfea (allegato in pdf pag. 13).  itaca da otto anni parla meritoriamente del mondo della calabria, una regione povera ma fiera, la cui vitalità culturale è poco conosciuta.  la scoperta dell’arte di morfea è un passo nella valorizzazione di questa terra.  consiglio a chi ama la calabria di abbonarsi e sostenere questa rivista, pubblicata grazie al volontariato degli amici casa della cultura di leonida repaci. per ottenere una copia stampata, scrivere a [email protected] ; tutti numeri sinora pubblicati sono su http://www.itacatabloid.it/

   micuccio morfea (1912-2001), amore per la pietra e arte spontanea

cominciò come scalpellino: tagliava le pietre per l’edilizia (case, muri, strade, ponti) e ne aveva appresi tutti i segreti. conosceva le venature, i versi della materia e sapeva trovarne i punti deboli. incidendo con scalpello e mazza, riusciva tagliare un masso senza rovinarlo. nelle sue mani la roccia diventava morbida, mansueta, fino a rispondere alle sue intenzioni.

micuccio morfea, nato nel 1912 a san pietro di caridà, al confine tra le province di reggio e vibo, passò poi la vita nel paese della moglie, dasà. in calabria, chi proviene da un altro comune, anche vicino, resta sempre un forestiero e lui, a dasà, lo era ancora di più per la sua arguzia e per il gusto di parlare in versi, con la rima.  il suo amore per l’espressione artistica passava dalla poesia alla scultura.  

negli anni 60, con l’introduzione dei mattoni, morfea non trovava più lavoro come scalpellino e si mise a fare il contadino e altri piccoli lavori ma gli rimase la passione per i sassi, ormai inutili nell’edilizia.  aveva frequentato solo le elementari e aveva una gran voglia di conoscenza, alimentata da una forte intelligenza. prese in mano i libri  di scuola dei nipoti e leggendoli, conobbe le riproduzioni delle sculture greche e romane, michelangelo e bernini.  rimase affascinato da queste opere e iniziò a riprodurle alla sua maniera, interpretandole. giano bifronte divenne una duplice faccia di giovane calabrese; la bocca della verità, un mascherone di donna tonda con la linguaccia; la pietà, uno strazio materno contadino, le decorazioni dei sarcofagi si tramutavano in allegri festoni a frammenti.

fece un busto di suo padre per il cimitero, poi quello di un nipote morto giovane.  qualcuno tentò una commissione funeraria ma andò male: si volevano visi dolci, smielati, invece le sue figure avevano tratti rudi, con le rughe da intemperie e lo spirito grinzoso, rispondenti alla fisiognomica locale.  tentò di ritrarre qualche faccia che lo aveva colpito: un uomo affannato dal collo grosso, un prete arcigno, una donna dallo sguardo chiuso.   la forte superstizione dei calabresi tendeva a rifiutare i ritratti (mi caccia l’anima, è di malaugurio!). erano accettati di più i lavori decorativi: vasi, bassorilievi, insegne perché non implicavano un difficile giudizio estetico. in pochi capivano la sua capacità di indagare artisticamente le immagini dei suoi compaesani.  morfea non si curava di derisioni e indifferenza e creava in continuazione, alla ricerca di nuovi tagli espressivi.  amava molto la serpentina, una pietra igroscopica che diventa verde se inumidita e che dà un buon risultato di superficie semi ruvida.  l’asperità di questa materia si presta bene alla durezza dei volti calabresi che fino agli anni settanta erano provati dalla povertà.

andava a cercare la serpentina lungo torrenti impraticabili. mi ricordo che portammo su a braccia per un dirupo, dal fondo di una fiumara, un sasso di circa quaranta chili. nelle figure riusciva a dare il meglio di sé: bagnante, un piccolo nudo (60 cm) di donna matura in piedi, che pudicamente si copre i seni, è forse l’immagine della moglie, non disponendo di altre modelle. il suo capolavoro è, a mio giudizio, marabuta (serpentina 50x25x30), che in dialetto calabrese indica la monaca di casa, usanza non rara nei paesi. sono le donne che si vestivano da consacrate, anche se non lo erano e restavano a vivere in famiglia.

micuccio morfea, morto a dasà nel 2001, può essere considerato un vero artista contadino, autodidatta e spontaneo, interprete dei volti della sua terra negli anni in cui l’antica civiltà contadina stava scomparendo. la sua figura e le sue opere, stimate in duecento lavori, devono essere ricordate tra le espressioni artistiche calabresi del 900.