impreparati a tutto è una raccolta di novelle di longo, riflessioni di vita interiore stese con autoironia
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impreparati a tutto è una raccolta di novelle di longo, riflessioni di vita interiore stese con autoironia
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video anna teresa rossini interpreta
https://youtu.be/af0h6yod7se |
per la mostra di lorenzo cicconi massi alla camera dei deputati
palazzo monte citorio roma dal 7 al 19 marzo 2017
donne volanti
planano chiome
ombre leggere
nel soffio di luna
si allargano in ali
sontuose di piume
disvelano i corpi
pudore di inganni
si sciolgono al canto
notturne illusioni
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2002/12/20/ | romatempio di dioniso | l`intruso (10) | aide aste | https://youtu.be/nyemrm-pyxg | 4`45 |
2002/11/08/ | romatempio di dioniso | ninfea 71 | anna teresa rossini | https://youtu.be/1u_p2mfoyn8 | 4`47 |
2002/11/08/ | romatempio di dioniso | lo zio 37 | caterina vertova | https://youtu.be/oawhyolyscq | 5`18 |
2002/11/08/ | romatempio di dioniso | esplosa scottarmi 72 | francesca benedetti | https://youtu.be/npcanxvevwk | 4`37 |
2002/11/08/ | romatempio di dioniso | cernia (03) | francesca muzio | https://youtu.be/7wt2ftj075k | 4`20 |
2002/11/08/ | romatempio di dioniso | magnolia 05 | loredana martinez | https://youtu.be/oose9uwc9qq | 4.55 |
2002/11/08/ | romatempio di dioniso | rami 04 | maria rosaria omaggio | https://youtu.be/7uslrx1rasw | 5`34 |
2002/11/22/ | romatempio di dioniso | flutto 76 | erica blanc | https://youtu.be/gtajf3fnaow | 5`32 |
2002/1122/ | roma tempio di dioniso | catino | gisella sofio | 4`14″ | |
2002/12/20/ | romatempio di dioniso | ritegno (13) | angelina quinterrno | https://youtu.be/eekmx7bwsw4 | 5`00 |
2002/12/20/ | romatempio di dioniso | complice 14 | anna melato | https://youtu.be/gdcytk1bbse | 4`33 |
2002/12/20/ | romatempio di dioniso | mi svelo | cristina bozzi | https://youtu.be/_ihvqn6ilqi | 2`09 |
2002/12/20/ | romatempio di dioniso | ancella 57 | daniela barra | https://youtu.be/h0wjoodb9o8 | 7`07 |
2002/12/20/ | romatempio di dioniso | il ventre si espande 88 | diana anselmo | https://youtu.be/xn4jelk1atm | 4`56 |
2002/12/20/ | romatempio di dioniso | viet nam (laccio) 51 | fioretta mari | https://youtu.be/fodln6rm8yw | 5`56 |
2002/12/20/ | romatempio di dioniso | alhambra (vento) 61 | mascia musi | https://youtu.be/zugn7mk_vxa | 4`59″ |
2002/12/20/ | romatempio di dioniso | impossibile dea 06 | stefania barca | https://youtu.be/ucgyjuqursc | 4`05 |
il flutto canto n.76 ottavo coro: i brividi -video
travolgente notte nuziale in un bagno in mare
erica blanc interprete https://youtu.be/omkdvinjmb4 maratona al teatro de` servi roma 21 dicembre 2003 regia idalberto fei
erica blanc interprete tempio di dioniso roma 22 novembre 2002 regia idalberto fei
vacanza e balliamo imperlati
terrazza d`albergo su costa
la notte di luglio arroventa
il salto dei corpi alle note
battenti percosse urlate
sfrenati nel solo ondeggiare
siam ultimi ormai sulla pista
d`intorno sbadigli a smontare
tovaglie e i resti di festa
la luna troneggia alle due
in pieno dominio orizzonte
non aliti in mare dormiente
in spiaggia scendiamo allacciati
non freno risate né mosse
la sabbia ci spinge nei passi
fin dentro caletta di rocce
splendenti d`argento riflesso
nel nostro esclusivo privato
mi slaccio infiniti bottoni
dell`abito lungo e leggero
fiorato a intrecci sul rosa
rivelo al chiarore i merletti
sottili alle curve accennate
i sandali schiavo lui scioglie
fatica impaziente a scoprirmi
mi guarda in ginocchio brillante
voglioso del bagno notturno
ridiamo nel toglierci impacci
in acqua corriamo a squagliare
calura del chiasso e del ballo
nuotiamo guidati da luna
a perdere le ultime forze
torniamo in naufragio alla riva
mi tira caviglie e mi annega
mi morde tornando al respiro
intanto c`è brezza che muove
le onde ci infrangono bocche
ci staccano in moto poi insieme
sbattuti e lui pronto la gola
mi invade con lingua salata
diversa mi appare da quella
già nota (è marito!) ed amata
incontro ora un uomo marino?
abbraccio tentiamo sgusciante
col flutto siam talamo in tre
in nuova stagione mi sento
nel gioco che il mare dispone
io rido e mi tira i capelli
che ho corti nervosi e sfuggenti
la lotta a inseguirci di bocca
fintanto a toccare coi piedi
il fondo cerchiamo ancoraggio
per rendere presa alle membra
curiosa d`amplesso salino
mi trovo disposta all`interno
non l`acqua pensavo mi aprisse
mammifero pesce mi sento
lui preme ad entrare ma l`onda
lo stacca e lo rende furioso
sghignazzo del gioco e lo attendo
mi stringe alla nuca con rabbia
e il flutto lo spinge all`ingresso
lubrifica l`umido il pene
e segue corrente nel moto
l`andare e il tornare di schiuma
produce un vibrare di pelle
è terzo che accresce piacere
capezzoli in pieno turgore
i pori grondare e gonfiarsi
galleggio ancorata al suo pene
lui fermo sui piedi resiste
ma dentro mi corre scottante
leggera ribollo in freschezza
allegra su giostra marina
notturna regina natura
e il maschio nettuno sostiene
con forza dell`asta e di braccia
capricci del mio ondeggiare
gli sfuggo alla stretta e ritorno
richiudermi e aprirmi nel fiore
continuo a godere l`arpione
son fune sicura alla nuca
ormeggio che tira al piacere
i glutei mi graffia alle spinte
schiudendo alla complice onda
ingresso al rapporto col corpo
non ho più barriere né chiuse
lo fisso negli occhi e mi sciolgo
in bocca nel petto e in vagina
ripiena del seme e del mare.
il commento di sandro ranellucci, architetto e docente universitario, alla prova di montaggio dell`istallazione il 5 luglio 2017
percorrendo lo spazio aulico della galleria, la composizione appare a prima vista fuori posto. priva delle fattezze tradizionali della comunicazione artistica, da lontano la riconosci caratterizzata da una certa dose di casualità. gli elementi libreria, accurati, quasi del tutto simili, impercettibilmente diversi, tautologici nella loro sobrietà, allusivi su piani diversi, minimali, rinunciatari di qualunque referente. fino a che non leggi l’istallazione improvvisamente sottomessa alla prorompenza di un segno riassuntivo. l’assemblaggio per piccoli componenti riconducibile ad un segno iconico di grande scala: al monumento per eccellenza, quanto di più lontano dal piccolo manufatto costitutivo, al quale è affidato il compito di confrontare sul piano concettuale estraneità semantiche convogliate a partire dal mondo di pensiero dell’autore.
sandro ranellucci – architetto e docente universitario
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notizie italia news articolo di silvia chessa
un pensiero per roma
14 giorni fa eventi, www.notizieitalianews.com
si inaugura stasera 20 ottobre 2017, per la prima volta a roma, galleria sordi (h19/21), il festival “un pensiero per roma”, idee per la città.
è una novità assoluta e molto interessante che mira a coinvolgere artisti ed esperti vari (architetti, urbanisti, ingegneri..) per una mirabile iniziativa : l`abbellimento di piazze della nostra e delle altre città ! pensiamo a quanti spazi urbani e cittadini mal adibiti potrebbero trovare nuova linfa dall`istallazione di opere magari sepolte nei sotterranei dei vari musei.. oltre al risultato decorativo ce ne sarebbe uno di grande portata sociale e culturale: si creerebbero luoghi di aggregazione e di stimolo intellettuale, spazi per eventi come letture poetiche, esibizioni musicali, incontri culturali. le piazze sarebbero teatri all`aperto con tutta la valenza della novità e della partecipazione di quanti volessero trasmettere un messaggio di sapere e di condivisione di talenti. lodevole è quindi l`idea sostenuta da questa onlus (“un pensiero per roma”), e ideata e promossa da antonio bruni, direttore artistico del festival, e lui stesso artista polivalente (poeta, scrittore, giornalista, già dirigente rai e da ultimo artigiano-artista come scultore del legno!). fa infatti da sfondo all`evento la sua opera lignea “colossea”, un`istallazione in ciliegio massello che è una libreria di forma circolare, ma è anche un simbolo, nonché una sana provocazione: invito alla raccolta di iniziative, colossea (dalla forma a spirale che abbraccia, ma non rinchiude!) allude, dunque, al potenziale di accoglienza del sapere, con le sue braccia eleganti. sta a significare accoglienza non solo di volumi ma anche di persone (tutte, tutti): un`apertura che arricchisce e ingloba, com`è proprio, e come dovrebbe essere, della vera cultura!
silvia chessa
martedì 24 ottobre ore 19 libri e scrittori
galleria di foto in basso e a sx
alfredo meocci, giornalista, conduce: facciamo parlare chi scrive e chi pubblica
roma, il ritorno al mito. secondo roberto calasso nel suo saggio `l`innominabile attuale`: questo è un mondo sfuggente come mai prima, che sembra ignorare il suo passato. ciò` che prevale è l` inconsistenza, un’inconsistenza assassina. è l`età dell`inconsistenza . e allora? allora il mio pensiero è sul passato di roma: la capitale del mondo. immaginate questa magica città ai tempi dell`impero, costruita con marmo bianco e oro. il centro di tutto: dalla cultura al potere religioso e politico. roma deve tornare a essere un mito, questo è il sogno ma il mito è una parola scelta dalla storia , per questo non so se ce la faremo .
silvia siravo- attrice- interpreta destini della biblioteca, colossea, sampietrini – poesie di antonio bruni
maria rita pocino–editrice edilazio- libri liberi nelle piazze
franco matteucci–scrittore- libri elettronici su strisce pedonali
mi piacerebbe che invece del poliziotto ci fosse lo spazzino di quartiere. una città pulita dà lindore alla mente e tutti saremmo più creativi. e che all`ingresso di ogni stazione metropolitana ci fosse un distributore di file di ebook. alcuni gratis e altri a pagamento. e che le strisce pedonali ormai resti archeologici venissero inserite tra i monumenti romani.tratto da la mossa del cartomante ed newtoncompton: l`ispettore santoni si affacciò alla finestra. scrutò il traffico, pochi alberi, una panchina. lo smog bruciava i polmoni. come potevano le piante sopravvivere in quelle condizioni? germogliare in primavera? le foglioline sarebbero state spompate, pallide e della clorofilla avrebbero avuto solo l’illusione. nella strada due ragazzini si stavano abbracciando appassionati, una coppia come tante, ma si stringevano a metà, con una mano sola, l`altra era occupata dal telefonino. alternavano baci a un`occhiata sul display. la ragazza con i capelli rossi, una minigonna cortissima, senza staccare le labbra, ma guardando di lato, rispondeva ai messaggini. quel mondo confermava la sua rivolta, lupo bianco aveva fatto bene a fuggire dalla città, lì sarebbe diventato matto.
carla guidi–scrittrice e giornalista- microcittà dipinte.
roma è sempre stata un centro accogliente dal punto di vista sociale. qui, in pochi giorni, tutti si sono sentiti subito romani e dentro una delle sue 198 microcittà. “ognuna di queste microcittà è dotata di un proprio senso, almeno per chi ci abita. fuori da quelle microcittà, nel generico spazio metropolitano, gli abitanti sono come spaesati, privi di qualsiasi riferimento comune a tutti, privi insomma di identità cittadina.” (da capitolivm, la rivista del comune di roma, da un`indagine condotta dal cresme). per questo è importante che ogni microcittà debba essere coinvolta nella progettazione e mantenimento delle sue piazze. e’ forte la richiesta di street art condivisa e di spazi verdi con panchine. da estetica anestetica robin edizioni 2018: questa era roma nel 1971, sottoposta a ferite mai portate a guarigione. giulio carlo argan l’avrebbe definita – più che una città, roma è una polenta molle scodellata – ciò prima che fosse condannata ad espandersi ancora di più, come un’ameba, in un territorio corrotto dalla “fame della speculazione edilizia”. la disinvolta antropizzazione sfrattò le divinità pagane e il prezioso ponentino, lo storico zefiro, profumato di mare, bloccato da alti, compatti edifici, nella endemica carenza di un piano urbanistico, nonostante l’anatema di italo insolera. nel flusso dell’accaparramento solo i torsoli rosicchiati delle archeologie, in panorami metafisici, senza più contesto, “ambivalenti”, come le immagini dei sogni.
claudio giovanardi–italianista e scrittore l’ossimoro, il progresso è nel passato.
tante linee di tram che s’incrociano per le strade. il parco del colle oppio con le panchine di legno verde, i vialetti di ghiaia, i prati pieni di fiori e di farfalle, lo spiazzo di terra per la partitella a pallone, la fontanella che butta acqua freschissima, il vigile che passa in bicicletta e minaccia di sequestrare il pallone che non sequestra mai. i tempi morti, le domeniche a piedi, il centro festosamente invaso sotto natale. la bonarietà, la simpatia, allo stadio mischiati tra laziali e romanisti pure il giorno del derby. la generosità, la carezza allo sconosciuto, la mano tesa a chi ha bisogno. mi dispiace, ma il mio pensiero bello per roma deve rovistare nella memoria. roma concilia gli opposti, è un gigantesco ossimoro: il suo progresso è nel passato.
massimo chieli–dirigente e scrittore-
per mino maccari “se ami gli alberi non sarai mai sindaco di roma”. aveva ragione:la moria d`alberi corrisponde all`ansimare di una città straordinaria nonostante quello che fanno e non fanno i suoi amministratori. per i servizi è necessaria una gigantesca opera di riorganizzazione, ma in alcuni casi non sarebbe così complicato uscirne. le piazze di periferia (comprese le zone dell `eur, ad esempio) , le piccole aree già costruite con suggestive intenzioni(vedi il piccolo anfiteatro di via dell`antartico) invece che negletti ricettacoli di sporcizia, con pochi ritocchi e una ordinaria manutenzione possono diventare pezzi riconoscibili di roma .con il materiale dei sotterranei capitolini abbiamo creato il magnifico museo montemartini, non possiamo sistemarne altri ad ornare le tristissime rotatorie maltenute? magari basterebbero le bandiere della città, o riproduzioni della lupa(mario dell`arco la immaginava in sciopero, stufa del degrado) di giovani artisti a far pensar che roma è dovunque roma.e che ne sarà dell`ex velodromo? un centro sportivo,una multisala? e un quasi-bis dell`auditorium, con sale per esibizioni di artisti romani e non, spazi dedicati a roma antica e moderna? pensare in grande? no, pensare per roma. grande è lei.
paolo botti–dirigente e animatore culturale-
emanuela capozzi–scrittrice per ragazzi il bilico tra moderno e classico
differenziarsi
non la riconosci
da aspetto distinto
vestito elegante
e ben profumata
la noti di sera
o presto al mattino
accanto ai bidoni
della spazzatura
da come divide
e dispone gli scarti
chi la differenzia
è la differenziata
persona civile
rispetta i rifiuti.
gennaio 2018
contare racconto da sognando i serpesci
video interpretazioni ( premere sul nome) di federico_pacifici , piermarco_venditti https://youtu.be/01-lkavcmfi
i numeri sono la vita
conta e riconta alla fine saprai
se non hai contato più non ricordi
se non sai contare niente tu conti
se quello che hai intorno non conti
tu quanti ne contiene non sai
mi piace contare; devo contare tutto quello che ho davanti, le cose, gli spazi, le sequenze.
vado a trovare un mio amico che vive in grande appartamento con un salone molto arredato, che si apre sue due stanze e un corridoio. mentre mi prepara il caffè, mi guardo intorno e comincio a contare le aperture sull’esterno: un balcone e una finestra, un’altra finestra in studio, una nella stanza da letto e una nel bagno attiguo ( e sono cinque).
poi conto le aperture interne: la porta del corridoio, quella dello studio, quella da letto, quella del bagno e quella sull’altro corridoio (e sono altre cinque).
quindi siamo già a cinque più cinque, dieci.
passo ai quadri e sono tanti: due tra le porte del corridoio, quattro su una parete e quattro sull’altra che fa angolo, (e sono dieci) tre tra balcone e finestra,( e sono tredici) cinque sopra il divano, ( e sono diciotto) tre sulla porta dello studio (ventuno), tredici sopra il pianoforte nello studio, (ventuno più tredici e sono trentaquattro) tre di lato e tre sulla parete di fronte e sono quaranta, poi sei in stanza da letto e due in bagno: quarantotto. possibile? ricontiamo .
due tra le porte del corridoio, quattro su una parete e quattro sull’altra che fa angolo, (e sono dieci) tre tra balcone e finestra,( e sono tredici) cinque sopra il divano, ( e sono diciotto) tre sulla porta dello studio (ventuno), tredici sopra il pianoforte nello studio, (ventuno più tredici e sono trentaquattro) tre di lato e tre sulla parete di fronte e sono quaranta, poi sei in stanza da letto e due in bagno: quarantotto, ci siamo.
dieci porte e finestre e quarantotto quadri: totale cinquantotto.
non ho finito: contiamo le sedute: di cinque elementi è composto il divano ad angolo, poi ci sono due divani di fronte e sono sette, sei poltroncine e sono tredici, due sedie dietro il tavolo (quindici) una poltroncina da scrivania e sono sedici.
dieci porte e finestre e quarant… due quadri? no quarantacinque? no ricontiamo…
due tra le porte del corridoio, quattro su una parete e quattro sull’altra che fa angolo, (e sono dieci) tre tra balcone e finestra, (e sono tredici) cinque sopra il divano, (e sono diciotto) tre sulla porta dello studio (ventuno), tredici sopra il pianoforte nello studio, (ventuno più tredici e sono trentaquattro) tre di lato e tre sulla parete di fronte e sono quaranta, poi sei in stanza da letto e due in bagno: quarantotto. non c’è errore.
dieci tra porte e finestre, poi quarantotto quadri e sedici sedute… fa?
settantaquattro! giusto?
arriva l’amico con il caffè e comincia a raccontarmi del suo ultimo lavoro; vorrei contare anche tutte le statuine e i soprammobili ma non posso, devo ascoltarlo. ne intravedo due più cinque. più una accanto alla porta e due vasi, ma mi devo interrompere per parlare con lui; troppi elementi ancora mancano alla conta.
quante cose ho contato?
dopo mezz’ora di conversazione, esausto, dico che devo andar via; mentre ci salutiamo, nell’ingresso guardo la grande libreria fatta di scatole di legno sovrapposte. mamma mia! quante sono? non è facile individuarle e contarle perché sono confuse dai libri che straboccano. quante scatole sono gli chiedo? “nove linee di cinque scatole ognuna, quindi quarantacinque”. come fa a essere così preciso? io le avrei contate una ad una. vorrei verificare ma è bene che vada.
scendo le scale, lunghe perché il palazzo ha i soffitti alti: cinque gradini attorno al vano ascensore, poi nove (e sono quattordici) si gira sul pianerottolo poi altri nove e altri cinque e siamo al secondo piano: quattordici più nove più cinque e siamo a ventotto. altri ventotto tra il secondo e il primo e quindi sono cinquantasei. dal primo al piano terra sono ventotto fino all’ammezzato poi sei più quattro e quindi sono trentotto. allora ventotto più ventotto più trentotto fa novantaquattro gradini per salire tre piani!
sono stato preciso?
esco in strada e guardo i tavolini del bar allargati sul marciapiede: sei tavolini tondi: quattro hanno quattro sedie e due ne hanno tre: sei più sedici più sei: totale ventotto.
quante auto parcheggiate lungo questo pezzo di marciapiede? tre più quattro più due: totale nove.
le striscie bianche per attraversare sono sette, la linea in mezzo, più sette e sono quindici.
il conteggio non mi abbandona mai. esercito di continuo la mia mente aritmetica, ma quando vado a fare le somme non ricordò più esattamente gli addendi e quindi mi sbaglio. a che serve contare se le somme non sono esatte?
guardo il palazzo dall’altra parte della strada: sei piani, nove finestre a piano e sono cinquantaquattro più quattro negozi e il portone d’ingresso sono cinquantanove aperture nella facciata. quattro lampioni da una parte e tre dall’altra, asimmetrici, e sono sette.
in strada passa tanta gente ed io sono soddisfatto: loro non contano niente ma io sono uno che conta!