ventitré autori (scrittori, artisti, storici dell’arte, architetti, poeti), hanno espresso un pensiero per roma meditando nell’abbraccio di colonnata: sabrina alfonsi, ansoino andreassi, carla barozzi, leopoldo bon, nicola bruni, paolo bruni, emanuela capozzi, valentina grippo, giuseppe elio ligotti, leandro lucchetti, valeria malerba, anna manna, giuseppe marchetti tricamo, ivana monti, roberto morassut, corrado morgia, irma immacolata palazzo, marina pizzi, sandro ranellucci, franco roselli, vitaliano tiberia, rosanna vaudetti, angelo zito,
i contributi sono stati interpretati da loredana martinez, ornella cerro, antonio marziantonio, carmela ricci, marta scelli nella galleria alberto sordi, per l’esposizione di colonnata e il secondo festival d’idee pensieroxroma maggio 2019.
pensieri per roma nell’abbraccio di colonnata
seconda di una suggestiva e originalissima quadrilogia estetica, colonnata, di antonio bruni, fa balenare una dimensione meditativa sull`essere all`interno della città, in cui trova posto, declinata in forme di architettura lignea aperta, la dignità della persona libera di capire e creare senza coartazioni esistenzialistiche, derive spiritualistiche, ottimismi senza realistica misura.
colonnata, per ammissione dello stesso bruni, è “metafora dell`invito universale del sapere”, rivolta soprattutto (merito grande!) ai giovani, cui suggerisce un pensiero artistico (come fonte di verità bella), concreto e autenticamente conoscitivo della città. le colonne ispiratrici del colonnato berniniano in piazza san pietro, che sono sculture ideali e non architetture, divengono agli occhi di bruni elementi di un codice espressivo che costruisce un abbraccio ideale rivolto al mondo intero, generatore e fruitore a un tempo, di tante civiltà .
colonnata, dunque, culminante in una struttura cupolare, dal valore di sintesi spaziale, architettonica, etica, fa balenare una suggestiva dimensione di libertà intellettuale, in cui i tradizionali valori filosofici dell`essere e del divenire si universalizzano nella bellezza della conoscenza. la ricezione di questo messaggio avviene, come in colossea, attraverso il veicolo materico del legno, che, evocando il modulo colonnare berniniano, ne sopravanza la lapidea solennità, traducendone il significato in termini semplificatori e intimistici. perché la scultura, ricorda bruni, è spettacolarmente lapidea e ponderosa, ma è anche leggera e amichevole quando è fatta di legno.
vitaliano tiberia
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e chiove
disorienta a maggio la pioggia flagellante
le rose spampanate prima del tempo
-mi trovo per caso pellegrina e senza ombrello
bandita da ogni ricovero-
vedo in lontananza l’abbraccio –arrivarci- del colonnato
di bianco travertino.
niente, non guadagno neanche l’ultima fila.
conviene che stia qui, buona a godermi almeno
la vista della cupola
che sublima il vuoto e sfida il cielo che non promette nulla di buono.
il vuoto
questa vertigine che da mesi corteggia il mio cuore
e a cui non do asilo.
e chiove. chiove…
irma immacolata palazzo
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colonnata mi fa pensare alla stilizzazione della struttura di san pietro. l`idea è molto attraente e il lavoro artigianale è pregevole.veramente ti fa vedere oltre, sia pensando di essere all`interno della struttura, sia pensando di stare all`esterno.nel secondo caso ti fa vedere oltre e quindi all`interno e ulteriormente oltre (di nuovo fuori).
leopoldo bon
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credo non si possa non cogliere in la colonnata, nuova suggestiva opera di antonio bruni, una sollecitazione a riflettere sui temi di scottante attualità dell`accoglienza e della tolleranza ricorrenti nella sua ricca e multiforme produzione letteraria ed artistica. e questo attraverso la riproposizione, in chiave originale per materia, forma e sostanza, della scenografia berniniana di piazza san pietro a simboleggiare l`abbraccio ecumenico da riservare alla crescente moltitudine di umanità migrante ed affamata.
il legno che antonio ha utilizzato per realizzare questa e analoghe opere ispirate ai canoni dell`arte classica e rinascimentale che contraddistinguono i monumenti romani più insigni, costituisce la materia idonea per eccellenza a ricreare atmosfere che inducono alla meditazione sui temi fondamentali dell`esistenza e della storia.
ansoino andreassi
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la biblioteca astronave
l`ho subito vista come un`astronave che fluttua nel silenzio del buio siderale:
nella cupola risplende la luce di dio,
negli scaffali stanno le nazioni che popolano la terra, con il patrimonio delle origini, degli avi, della cultura e tradizioni, insomma la storia.
la capienza diversa degli scaffali, che hanno tutti un collegamento fra di loro, è consona alle diverse grandezze delle nazioni e alla loro importanza.
e` vero che tutti gli uomini sono uguali ma alcune genti sono più numerose di altre, alcune hanno più storia di altre, alcune hanno maggiormente determinato la cultura e i destini del mondo.
la luce del demiurgo illumina gli scaffali, soffusa, il suo pensiero e la sua parola li percorre e tutti li fa partecipi.
il cuore pulsante delle nazioni sono i suoi libri negli scaffali.
la libreria-astronave “colonnata” percorre i secoli, eterna, faro nel buio:
mentre naviga, nel suo spazio centrale, avvolgente, si mescolano, roteano e si confondono, storie che appartengono a tutti,
la storia di tutti: di genesi, di pace e di guerra, di splendori e miserie, di politica e di spiritualità, di scienza e natura, di filosofia e musica e poesia e letteratura e fantasia e speranza.
per sempre o fino a quando esistera l`umanità, biblioteca universale nello spazio.
leandro lucchetti
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la bellezza non può essere solo nei luoghi storici, centrali ma va portata anche in periferia per dare anima ai nuovi luoghi di abitazione. colonnata invita a rendere itinerante, a diffondere, l’abbraccio universale di roma.
roberto morassut
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colonnata è un invito al riutilizzo degli spazi pubblici in senso più conviviale, riflessivo. suggerisce la musica classica all’aperto, più che la movida chiassosa e alcolica.
sabrina alfonsi
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i segnali di bellezza sono dappertutto, anche nei cimiteri monumentali, come quello del verano, che andrebbero valorizzati per le loro opere statuarie, un’unica grande danza cittadina di figure simboliche che si riallaccia nella spiritualità a quelle del colonnato.
ivana monti
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il calore del legno, elaborato con la grazia dell’ispirazione, per invitare a una riflessione profonda in un abbraccio simbolico.
rosanna vaudetti
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meditazione nell’abbraccio di colonnata
da un po’ di tempo non sento più pasquino ed è muto anche il babuino. perché, mi chiedo. aiutatemi a trovare, siate cortesi, una risposta pertinente. è forse sparito dalla città ogni malcontento? è questo il motivo che lascia le statue parlanti senza parole? il loro silenzio, vi confido, mi rattrista. sospetto che non riescano più a reggere il ritmo delle vicende di ogni giorno, sempre più dure e inquietanti.
va bene, ho capito, non mi resta che leggere i giornali. eccoli. roma è nella lista di attesa dei miracoli, scrive un primo quotidiano. che miracoli? sarebbero troppi replica un secondo. la verità, confida un terzo, è che la città è in rosso. intende i conti dell’amministrazione capitolina, naturalmente.
c’è un’ombra scura e un’aria guasta dietro il marc’aurelio. oltre “alla trippa per i gatti”, come direbbe il fu sindaco nathan, manca anche il cibo per le bestie del bioparco. pensate un po’ dove siamo arrivati! tutto è fermo. non soffia più neppure il ponentino.
la vedo sempre più triste questa ammaliante città. si è chiusa al mondo. isola che si isola. ma io mi tuffo nell’immaginario della romanità e del romanismo e vado in cerca di un abbraccio, come quelli che roma rilasciava una volta. lo trovo qui, accogliente e rassicurante, davanti a “colonnata”, scultura di antonio bruni, contemporaneamente simbolo di laicità e di spiritualità.
sento che questo messaggio di “colonnata” è destinato a valicare i confini della “galleria” verso altri paesi e altre città, ma (e condivido un pensiero di goethe, che in via del corso vi abitò) “non c’è che una roma al mondo ed io resto qui”.
giuseppe marchetti tricamo
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il tempio
camminando distratto, nascosto tra la folla, inseguendo una voce, scopro il tempio.
qui in uno spazio affollato,
una struttura che sembra emergere dal mondo di lontani racconti,
secolari piante trasformate da testarde e visionarie menti
danno vita ad una architettura armonica e seducente,
un tempio aperto che con la sua eleganza accoglie e protegge.
e ascolto il battito di cuori stranieri,
le suppliche antiche di anime coraggiose.
in questo tempio i suoni, la vita, per magia, restano fuori,
attraverso le aperture scorgi i corpi passare, intuisci gli sguardi ,
forse solo ai profumi è concesso entrare,
si può ascoltare il battito di cuori stranieri e le preghiere cercare risposte.
le mie emozioni rumorose si placano planando divertite.
seguo le mie fantasie che attraversano la cupola per salire verso l’alto,
lascio che mi avvolga il suono rigenerante del silenzio.
franco roselli
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a margine di “colonnata”
l’itinerario dello “straniamento” appare basilare nelle produzioni di antonio bruni.
intraprendiamo una verifica sintetica all’interno di come proceda antonio bruni in “colonnata”. in base a quali modalità renda “sorprendenti” le entità da cui è circondato. procedendo in un mutamento sostanziale del rapporto tra significante e significato, tra segno e concetto, da cui è determinato il suo linguaggio.
all’interno del suddetto itinerario risulta definita la sua costruzione poetica.
«… per restituire il senso della vita, per “sentire” gli oggetti, per far sì che la pietra sia di pietra, esiste ciò che si chiama arte. scopo dell`arte è di trasmettere l`impressione dell`oggetto, come “visione” e non come “riconoscimento”; procedimento dell`arte è il procedimento dello “straniamento” degli oggetti e il procedimento della forma oscura che aumenta la difficoltà e la durata della percezione, dal momento che il processo percettivo, nell`arte, è fine a se stesso e deve essere prolungato; l`arte è una maniera di “sentire” il divenire dell`oggetto, mentre il “già compiuto” non ha importanza nell’arte». (viktor sklovskij, brano tratto da «l’arte come procedimento», testo del 1917 raccolto anche nel libro, a cura di tzvetan todorov, i formalisti russi. teoria della letteratura e metodo critico, einaudi, torino 1968, p.82)
tre sono i passaggi riconoscibili nella metodologia che pone in atto.
nel corso della prima fase, in un’unica sintesi concettuale, un processo di straniamento determina una discretizzazione e una scarnificazione a partire dalla massima complessità concettuale del monumento del colonnato di s. pietro cui si riferisce, fino a ricondurla ad una riduzione estrema in termini meramente planimetrici, tipologici, geometrici, cui riconduce l’identità del colonnato del monumento basilicale. a partire dalla stratificazione segnica identificabile in: duecentottantaquattro colonne e ottantotto pilastri in una ellisse; la loggia delle benedizioni del pontefice ; la balaustra sormontata dalle statue degli apostoli, cristo e il battista; il mosaico della navicella di giotto; l’ immagine di arnolfo di cambio; la cupola con i 537 scalini che portano alla lanterna; il baldacchino del bernini; il reliquiario in bronzo; il tabernacolo del sacramento eucaristico; il ciborio del bernini; la cappella di san sebastiano; le tombe di alessandro vii e arbano viii; le grotte vaticane ……
l’estrema stratificazione segnica determina l’individuazione del monumento: nella suddetta prima fase antonio bruni procede in un drastico straniamento secondo una consapevole riduzione ad uno stereotipo tipologico.
nel corso della seconda fase il procedimento prevede che si riconduca la complessità concettuale della fisionomia del segno “elemento di design”: passante per n riferimenti possibili quali: incastro, tornitura, martello, mazzuolo, tenaglie, succhiello, scalpello, sgorbia, squadra, accetta, pialletto, punteruolo…design in legno,moderno,gaudì, surrealismo, ico parisi,librerie, scaffali, mensole, cassettiere, consolle, sgabelli, sedie, poltrone, divani …
passando per la discretizzazione, l’autore la riconduce ad un carattere tipologico elementare, riconoscibile nella qualità materica del legno, alla raffinatezza della lavorazione, alla tipologia del termine d’arredo domestico.
le due fasi precedenti, cui viene attribuita la riduzione delle complessità segnica e semantica di ciascuno dei due ambiti ricevono nella terza un definitivo processo di straniamento in virtù della sovrapposizione e dell’identificazione dei due codici di lettura.
il procedimento di antonio bruni trova conferma nella trasmissione dell`impressione dell`oggetto, in quanto “visione”, in chiave artistico/poetica, e per l’appunto non in quanto “riconoscimento”. il procedimento adottato coincidendo con uno “straniamento ” che passa per lo spiazzamento dello spettatore, per la modifica della durata dei tempi di percezione, per l’ enigma della modalità percettiva, per l’accrescimento del livello d’impronta semantica.
sandro ranellucci
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tre parole.
la prima è “futuro”.
camminando nella “biblioteca” che di libri ancora non conosce forma, sembra di inoltrarsi in un bosco dalla linfa ancora immatura.
la seconda parola è “presente”.
questa installazione rammenta la fatica del nostro divenire che si incastra pezzo dopo pezzo, segmento dopo segmento.
la terza parola è “passato”.
il percorso è forse uno sguardo onirico verso quella città ideale voluta fortemente ma mai compiuta.
marina pizzi
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l`ombra universale del cupolone
“civis romanus battezzato ar cupolone”, scrisse come dedica il mio padrino di battesimo su una mia foto da neonato.
e in effetti, benché oriundo della magna grecia in quanto figlio di genitori calabresi, sono nato a roma e cresciuto all`ombra metaforica del cupolone, simbolo della caput mundi e di una santa madre chiesa cattolica, cioè universale, nella quale nessuno è straniero, maturando la convinzione di essere anche cittadino del mondo.
a quest`opera d`arte della colonnata possono essere attribuiti diversi significati simbolici.
io ci vedo l`abbraccio inclusivo che la chiesa di roma, attraverso il colonnato della basilica di san pietro, offre a tutti i membri della famiglia umana, dell`urbe e dell`orbe, di ogni etnia, cultura e fede religiosa, riconoscendo in ciascuno di essi la dignità di figlio di dio.
nicola bruni
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colonne solide, dalla terra al cielo,
unite ma slegate nell`asse spazio/tempo.
trama sociale di individui connessi,
come impulso di unione e libertà.
finestre aperte a sensazioni aeree,
i pensieri entrano ed escono,
passano attraverso,
nascono e volano lontano,
come il vento tra i rami,
rami di ciliegio che ora,
levigati ed assemblati,
si ergono sapienti ed allineati,
ospitando nell`accogliente e rispettoso abbraccio,
la fugace intimità con l`altro e le sue meditazioni,
tra dentro e fuori, onde quantiche danzanti,
avvolte ma senza costrizioni.
valeria malerba
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arte urbana
se s’ispirasse alla tua arte urbana,
l’umanità andrebbe in cerca di mobili
incontri, un patto tra pargoli nobili,
educati alla povertà africana.
ma vedo dei viziati litigare
per un’altalena: chi primo arriva
vince e sale, chi perde resta a riva,
come un oggetto smarrito nel mare.
riscopri l’emozione del servizio,
fuggendo dalla facile violenza
di una miope morale da comizio.
e spingi il legno della conoscenza
oltre le colonne del pregiudizio,
che l’unica esigenza è l’accoglienza
paolo bruni
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elogio della lettura e dell’ascolto.
la vista e l’udito sono i sensi preposti a queste attività che ci consentono di uscire dalla gabbia dell’io per porci in contatto con diverse realtà. leggere è dialogo con l’autore del testo, è una scoperta del mondo che viene narrato, è ciò che consente di vivere più vite, tutte quelle che gli scrittori creano, per cui ha ragione borges quando dice: “…che gli altri si vantino dei libri che hanno scritto, io sono orgoglioso di quelli che ho letto”.
la musica invece rappresenta un cerimoniale collettivo, va ascoltata in pubblico, teatro o piazza che sia. per gli antichi greci assistere a uno spettacolo rappresentava un rito, le muse erano divinità, e tale era anche euterpe, musa della poesia melica, cantata a una o più voci, accompagnata da strumenti diventati sempre più sofisticati.
la musica esprime ciò che non può essere detto a parole, rappresenta una delle forme più alte della creatività e della cultura dell`uomo ed è proprio la cultura che ci rende umani, come sosteneva kant “la cultura soltanto può essere l’ultimo fine che la natura ha ragione di porre all’essere umano”.
corrado morgia
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colonnata per me ha avuto un effetto calamita: sono entrata dentro e mi sono sentita a mio agio, come in un abbraccio, una meditazione dentro quella struttura armonica, simbolica, affascinante.
carla barozzi
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e’ un incedere svelto, frenetico, a tratti incontrollato, il desiderio che mi spinge in un abbraccio.
l’abbraccio, quel momento, quel gesto che vale più di un bacio, sublimazione dell’utero materno, ti accoglie e ti permette di trovare riparo. e’ tenerezza, possenza, è amore, è conforto, è passione, talvolta costrizione.
penso alle braccia protese di una mamma, universo fiducioso per l’innocenza di chi ancora non ha coraggio di muovere i primi passi verso un mondo ancora ignoto. penso alla passione e la tenerezza avvolgente dell’abbraccio in quel “bacio” dove la mano sorregge il capo nel disarmante abbandono di chi è innamorato, dove l’oro prezioso amante ne colora lo sfondo. penso alla bellezza di quella piazza dove il vescovo di roma si erge maestoso presentando al mondo l’abbraccio del signore reso concreto dall’abbraccio di un immenso colonnato.
sono stanca di pensare, ricerco un po’ di pace, cammino tra la gente della mia città, ed è qui che mi ritrovo, davanti a colonnata, che non chiede ma solo invita a lasciare un semplice pensiero. un san pietro in miniatura che ti avvolge nel suo abbraccio di calore e poesia.
emanuela capozzi
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per colonnata
chissà se la natura
ha memoria dell’arte
che l’ha abbracciata
mutata
raccontata
nei secoli
agli uomini distratti
chissà se ha sentito una simbiosi
con lo scalpello che creava
rinnovate forme
con il pennello
che si macchiava
dei colori del mondo
forse ha palpitato sprofondando
nelle dolcezze della cera
che ammorbidiva i pastelli
forse ha lacrimato nei ceri
sugli altari di splendide navate
chissà quali racconti negli altari
quei santi seri seri
e quei dolcissimi putti
ad origliare le confessioni
di peccati e i pentimenti
adesso guardando
le sinuose colonne di legno
che abitano la galleria
mi solletica il gusto
di pensare
che la natura
abbia avuto un sussulto
che voglia dire grazie
alla gente che passa
affannata dal mondo
di questo armonioso raccontare
la maestosa attesa del silenzio
nei boschi
del legno ruvido di tempeste e fatiche
adesso la natura è qui
ospite della città insieme a noi
per ammirare l’accadimento portentoso
dell’arte
anna manna
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grace is the ace we
can face or race in
our inner place and
lace to our base in
case of nays. pace
alex
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per me si va nella città dolente,
per me si va nell’eterno fragore,
per me si va fra monadi di gente.
abuso fu e molteplice il fattore:
mi fece industria traffico e colate,
la somma iniquità e il devastatore.
tutto sfarina e le cose create
crollano: il male di urbe è un male oscuro.
lasciate ogni speranza voi ch’entrate.
non c’è orizzonte che non sia maturo
illudersi e invischiarsi nei miraggi.
non c’è orizzonte che d’idrocarburo.
intere fette del pianeta in atto
hanno radici di carrozzeria
di quattroruote. e hanno scaccomatto
i pedoni, gli alfieri di poesia,
i cavalli e le torri. in pieno stallo.
non c’è libera piazza e non c’è via
senza orizzonte di tergicristallo.
l’auto di questo mondo è sangue e derma
(il cui anagramma è madre). nel metallo
il mondo è diventato terraferma,
terra di derma, e qui un altro anagramma
ci vorrebbe a tristissima conferma.
terra promessa questa? col diagramma
crescente della macchina che invade
confini e plaghe e fondachi, una gamma
di terre emerse di asfaltate strade
di nazioni – garage a cielo aperto?
questa è terra promessa? questo è l’ade.
giuseppe elio ligotti
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er colonnato de san pietro
quale artra piazza cià l’iguale ar monno
er fiume a le spalle e er papa in fronte,
a sinistra er verde der gianicolo
dall’antra li prati a perdifiato,
e li pellegrini che ariveno da ste parti
nun sanno dove sii mejo accommodasse.
er papa chiggi, alessandro vii de nome,
preoccupato pe’ la fede e la morale
raggionò a ‘sta maniera co’ la curia
“er popolino, se sa, si vede verde
va in camporella e te saluto cristo,
dovemo mette un freno a le passioni”
e ar cavalier bernino ch’era de casa
j’ordinò un muro, un contrafforte,
quarcosa pe contené la fede in piazza.
quello che ciaveva er senso der teatro,
e cor marmo parlava in confidenza,
t’inventò quattro file de colonne,
er famoso colonnato de san pietro,
‘ndove pe’ divozzione li fedeli
stanno accostati senza fà peccato.
e pe’ ggiunta ce fece un giocarello,
quello de le colonne ballerine:
vedi solo ‘na fila si te metti ar centro
ma si te sposti un po’ sorteno l’artre,
fai un passo a sinistra e vanno a manca
e si te giri a destra vanno a dritta.
doppo d’avé giocato un po’ cor marmo
er fedele ce passò attraverso,
se sà ch’ogni ber gioco dura poco
ma doppo pe’ campà serve la ciccia.
er papa se convinse che nell’omo
er sacro nu lo separi dar profano,
l’ha inturcinati assieme la natura
e la natura l’ha creata iddio.
così doppo impartita la benedizzione
all’urbi, all’orbi e a chi ce vede bene
abbozzò ste parole a mezza bocca:
“fateve armeno er segno de la croce
e poi annate pe’ campi si ve tira”.
angelo zito
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colonnata rappresenta esattamente lo spirito che questa nostra meravigliosa città deve ricominciare a raccontare. l`arte d53c/p>
% simbolo della nostra città nel mondo, ma anche lo stimolo, la chiave per riavvicinare la comunità alla propria terra, e le nuove generazioni alle origini della nostra civiltà.
valentina grippo
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