Sergio Mattarella Presidente
Da solo in enorme palazzo
dipani l’intrico di stanze
stipate di norme e specchiere
ascolti in felpato fervore
affanni clamori dolori
interroghi leggi e reclami
studiato il giudizio silente
dell’arbitro in tricolore
compagne la Carta e coscienza
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Lo stile del Presidente
A un anno dalla sua elezione, Mattarella ha consolidato la sua immagine di presidente degli italiani; è un’immagine nuova, quella di uno statista che parla a bassa voce, con un tono ragionato, non oratorio. Sergio Mattarella si affaccia così in pubblico e davanti alle telecamere; gli sono estranee frasi a effetto, arringhe e toni demagogici. Non sfoggia gestualità, né atteggiamenti accattivanti, ma una presenza discreta. Il suo stile è una novità rilevante nel costume nazionale di questi anni. Il predecessore aveva il piglio del combattente, il successore ha il piglio del servizio. Sono le due facce dell’Italia impegnata e per bene.
Siamo abituati a capi politici che si esibiscono come attori sul palcoscenico, caricando i toni, semplificando e banalizzando i contenuti per arrivare immediatamente alla presa sul pubblico suscitando l’applauso, la risata, lo sdegno. Si mira alla pancia, alle reazioni immediate, anche se violente e pericolose. L’importante è incassare subito i consensi. Le urla e il chiasso cercano di coprire la strumentalità dei contenuti. Il clamore entra nelle piazze molto meno che in passato, ma ne sono pieni gli schermi televisivi. I video-salotti cercano di suscitare attenzione e richiamare pubblico, provocando risse verbali, spesso finte, e contrapposizioni individuali basate sull‘insulto o sullo sberleffo. Il pubblico, purtroppo, ama parteggiare, schierarsi, prendere parte allo scontro. La politica è precipitata nella volgarità perché questa rende bene, procura voti.
Dobbiamo costatare che la scompostezza è anche una conseguenza del fatto che negli ultimi venti anni si è notevolmente abbassato il livello generale di educazione del nostro paese; la società civile, altrimenti, non avrebbe tollerato e consentito questo degrado della società politica.
Si comincia ora ad avvertire qualche segnale di mutamento di rotta e tra questi il più importante è l’elezione di una personalità come Mattarella alla massima carica dello Stato. Dopo l’uscita di Napolitano, la scelta non è stata casuale. Quando i grandi consessi devono eleggere un capo stabile e non sfiduciabile, difficilmente sbagliano, anche se al loro interno ci sono forti correnti retrive. Nella storia repubblicana, infatti, abbiamo avuto un’ottima serie di presidenti.
Mattarella riuscirà a imporre la sua scuola, anche se l’effetto non sarà né facile né immediato. E’ consapevole che la comunicazione, proveniente da chi ha responsabilità istituzionali, deve cercare di dare direttive e indicazioni basandosi su ragionamenti e confronti, mirando a soluzioni più che a scontri.
Il profilo di Mattarella ricorda quello di un altro grande statista, di cui è indubbiamente allievo spirituale, Aldo Moro, protagonista della Repubblica fino a quando fu assassinato nel 1978. Aldo Moro fu uno statista di valore etico, cercava sempre il ragionamento e il confronto, non la demagogia. Sapeva guardare lontano e le sue posizioni non erano mai di convenienza personale.
Lo stile di Mattarella, come quello di Moro, è opposto al populismo e al facile consenso, ma è denso di rigore e serenità insieme. E’ quello che serve per restituire piena serietà alla nostra politica.
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Febbraio 2016; articolo pubblicato sulla rivista Il Corriere dell'Unione;
nel PDF allegato la lettera autografa del 16/07/2003 di Mattarella, deputato, per la ricezione del libro Il quotidiano in versi:
Caro Bruni ti ringrazio molto per la raccolta delle poesie che avevo,via via, letto su Il Popolo: anche questo è un modo, significativo, per tenere in vita quella testata cui siamo affezionati. Complimenti e tanti cari auguri d buon lavoro, Sergio Mattarella
e la lettera del consigliere Simone Guerrini del 25/05/2015 in risposta alla poesia per l'elezione