Il filo di lana
Otto dicembre
Dalle tue mani lavide
attendo una goccia di pianto
lacrima inscavata
che i miei occhi
intristiti di superbia
non riescono a spremere
da passioni insensate,
da soddisfazioni nevrotiche
da dolori sconosciuti,
da sicurezze di niente.
Sento il tuo lamento
per la vita negata
angoscia di donna
racchiusa in mantello
fragile involucro
di universi esplosivi
che una mano pietosa
riavvolge e rassicura.
Ho visto di sera
persone e candele
cercarti in bisbiglio;
anch’io di lato a un banco
ti guardo e attendo
incapace di pregare:
non so cosa chiedere
se non la dolcezza di piangere
una sola delle tue lacrime.
da Il filo di lana 1986
commenti:
Questa volta non posso mancare di dirti quanto sia dolce, sentita e commovente questa tua composizione dedicata alla nostra Madre. Sei sempre un grande artista, ma in questa poesia, più che in altre, hai messo il cuore...e si sente. Un abbraccio. Anna Maria Da Corte
E' sentita la poesia, ti dico molto bella, bellissima. “….non so cosa chiedere se non la dolcezza di piangere una sola delle due lacrime”. Io conosco le lacrime. So di essere pietosa, purtroppo. Mi guardo allo specchio e aspetto le lacrime, di pregare. Mirella Comelato
Bravo Antonio, una poesia molto bella! Buona giornata. Gianfranco Angelucci
Bella e commovente Peppi Giogà
intensa Idalberto Fei