Quattro figure in massello di noce (2009) cm.152×174
Quattro figure in versi novenari (2022)
Galleria La Pigna Palazzo Maffei Marescotti Roma
Mostra Costruttori di pace 1–13 luglio 2022
***
Nel 2016 altre venti figure in massello di pioppo sono state allestite in processione ascendente nella scala di un’abitazione. (vedi sotto)
Bendate costrette segrete celate alla luce del mondo le vesti camminano in fila denunciano il passo e postura dolore consunto ormai strato in vita le anime morte cacciate da tempo e da spazio la voce che squilla tra mura oppresse non siamo in pace
Negato il sorriso in saluto la tunica odora di vita trapelano raggi di grazia speranze sepolte brucianti intense parole sommesse ferventi messaggi covati è coro il canto silente unite aspettiamo quell’alba la liberazione dei corpi
È un grido il nostro silenzio divampa l’oscuro di tenda irrompe improvviso l‘ignoto il nostro compagno sognato energico ardore di carne rigetta divieti ingoiati intreccia discorsi sopiti misteri di veri contatti richiami di amore nel buio
Leggero è il mio andare in alto la testa e la schiena estendo almeno quell’ombra gemella alla vera figura azzardo e accenno una curva immagino danza e tamburi persino un fianco scoperto attorno al brillare di gambe si avvinghiano attesi gli sguardi
Donne in burka 2016 Venti figure in massello di pioppo, differenti misure. Una processione ascendente nella scala di un’abitazione.
dirigente e autore dello spettacolo tv nelle tre reti Rai dal 1960 fino al 1997, ha scoperto i principali presentatori, attori e cantanti. scarica il pdf
Nuova Armonia Rai Senior
Bruno Voglino, novanta anni con l’agilità fisica e mentale di un ragazzino sornione. Lo incontro da tempo al Mercato Trionfale di Roma, prima con Renata, poi solo. Non seppi la notizia e non potei fargli le condoglianze. Ho realizzato dopo e mi è rimasto un cruccio. Mi piace apostrofarlo davanti al macellaio: “Lei mi faccia ridere! Sono anni che non fa più ridere nessuno!” Voglino ha fatto divertire gli italiani con i suoi programmi di spettacolo televisivo e continua ancora indirettamente a farlo per bocca dei grandi personaggi che ha scoperto e lanciato: Carlo Verdone, Troisi e la Smorfia in Non Stop, Fabio Fazio in Quelli che il calcio, Piero Chiambretti in Complimenti per la trasmissione, Beppe Grillo con un improvviso con i giovani, e poi Maurizio Crozza, Ficarra e Picone ma l’elenco è più lungo. Le amicizie e i dialoghi con Marcello Marchesi, Bongiorno, Baudo, Arbore, Carrà, Minà, Gambarotta, Paternostro, Vittorio De Sica, Claudio Villa e Francesca Bertini.
È stato un dirigente fondamentale dell’intrattenimento televisivo. Laureato in legge a Torino, entrò in Rai con il concorso programmisti nel 1960. Gavetta a Milano, negli anni Settanta passò a Roma nella Direzione Spettacolo con Angelo Romanò fino al 1975, poi RaiUno fino al 1987 quindi è esploso con la travolgente RaiTre di Guglielmi. Dal 2000 ha insegnato linguaggio radiotelevisivo all’Università di Padova. La sua vita di inventore di intrattenimento la racconta in un libro con paragrafi rapsodici, apparentemente disordinati e incompleti ma gustosi; è la tecnica della battuta del varietà trasferita sulla carta stampata: “L’esondante ben temperato “, Castelvecchi, Roma 2022, pag.93, euro 13,50. È il terzo libro in pochi anni, di un uomo che non ha perso arguzia e ironia, dopo “Complimenti per la televisione” con Luigi Mastropaolo 2016 e “Paura non abbiamo, donne e televisione in Italia” 2019. Il titolo alternativo poteva essere “Memorie di un mammo Rai” perché così era considerato dagli artisti che lui faceva esordire sul piccolo schermo. “Ho trascorso la vita tra personaggi esondanti per carattere e per dimensione professionale e mi sento anch’io un esondante ma solo di invenzioni; ben temperato perché l’esperienza è stata lunga e ho in cuore Bach”.
Racconta del lungo viaggio negli ottanta in giro per tutta Italia alla scoperta di talenti con Guido Sacerdote (il grande autore della coppia Falqui-Sacerdote). Vennero anche a Venezia, dove dirigevo i programmi regionali, ma trovarono poco o nulla perché il Veneto allora era ricco di spettacolo classico (musica, teatro, arte) ma non di leggero. La pesca di quel viaggio fu abbondante, soprattutto in Liguria, in Lombardia e in Campania: Chiambretti, Fazio, Cecchi Paone, Corrado Tedeschi, Faletti e Iacchetti poi scippati dalla concorrenza.
Tra i lampi del racconto emergono episodi dell’infanzia piemontese, dell’incubo dei bombardamenti, dell’allegria studentesca, della figura della madre che sapeva inquadrare e valutare le persone (dote trasmessagli). Delicata e struggente è la storia d’amore con Renata Mezzera, sua moglie e collega. L’episodio più divertente è il matrimonio in Campidoglio con un ufficiale di stato civile in piena confusione. Gli elementi biografici sono mescolati ad aneddoti classici, in multi-versione, della storiografia Rai (Segovia definito “un vecchietto con la chitarra” dal portiere dello studio) ma mancano “Santità il bianco spara” e “Santità faccia finta di pregare”. Tenera e spassosa è la galleria degli “inventori”, personaggi che si presentavano nel suo ufficio proponendo cose strampalate: sogni con Totò, miniatura dell’ugola di Aureliano Pertile, le lumache da corsa…
Il cuore del libro è nelle considerazioni sull’aspetto fondamentale della sua professionalità: cercare e scoprire talenti nuovi e inventare programmi adatti a valorizzarli. È un intuito affinato dalla pratica. Bisogna capire se l’artista è in grado di dominare la scena e di trasformarla secondo un proprio indirizzo, senza farsi trascinare dalla consuetudine. Andava a vedere di persona nei teatrini, non si fidava di giudizi di intermediari. Un collaboratore gli riferì “Tre napoletani…la solita roba” a proposito della Smorfia (Arena, De Caro, Troisi). Bruno non ama i provini negli studi televisivi, freddi come sale operatorie e che di fatto inducono a fare il verso ai famosi. Negli scantinati si vede chi ha talento e forza di emergere. Chi cerca strade diverse dalla televisione è poi in grado di padroneggiare questo mezzo. Bisogna guardare oltre le apparenze della persona. Stiano attenti i guardiani del perbenismo: tipi inappuntabili possono produrre cose sconvolgenti; è l’avvertenza di Voglino. Si pensi a Gloria De Antoni e Oreste De Fornari che, sottovoce, fecero esplodere due bombe come Daniele Luttazzi e Luciana Littizzetto in “Magazine 3” e “Letti gemelli”.
Voglino ha attraversato tutte le dimensioni dello spettacolo televisivo: dal quiz popolare di Bongiorno alla scena in abito di gala di Baudo, al salottino di casa sovraffollato di Arbore, per approdare alla sua televisione sperimentale, fuori dai canoni.” La televisione è il presente, ma a me piaceva farla al futuro”. I programmi a cui mi sembra più legato sono “Non stop” (1987) per la prima volta un varietà senza manovratore, di cui rivendica orgogliosamente di essere il vero autore, dopo averne coltivato l’idea per anni (allora i dirigenti inventavano ma non firmavano) e “Quelli che il calcio” dove si parlava appassionatamente di partite senza mostrare nemmeno un’immagine del campo da gioco e “Complimenti per la trasmissione” autoironia di programmista.
Leggiamo il libro: complimenti per la pubblicazione!
Bruno Voglino, novanta anni con l’agilità fisica e mentale di un ragazzino sornione. Lo incontro da tempo al Mercato Trionfale di Roma, prima con Renata, poi solo. Non seppi la notizia e non potei fargli le condoglianze. Ho realizzato dopo e mi è rimasto un cruccio. Mi piace apostrofarlo davanti al macellaio: “Lei mi faccia ridere! Sono anni che non fa più ridere nessuno!” Voglino ha fatto divertire gli italiani con i suoi programmi di spettacolo televisivo e continua ancora indirettamente a farlo per bocca dei grandi personaggi che ha scoperto e lanciato: Carlo Verdone, Troisi e la Smorfia in Non Stop, Fabio Fazio in Quelli che il calcio, Piero Chiambretti in Complimenti per la trasmissione, Beppe Grillo con un improvviso con i giovani, e poi Maurizio Crozza, Ficarra e Picone ma l’elenco è più lungo. Le amicizie e i dialoghi con Marcello Marchesi, Bongiorno, Baudo, Arbore, Carrà, Minà, Gambarotta, Paternostro, Vittorio De Sica, Claudio Villa e Francesca Bertini.
È stato un dirigente fondamentale dell’intrattenimento televisivo. Laureato in legge a Torino, entrò in Rai con il concorso programmisti nel 1960. Gavetta a Milano, negli anni Settanta passò a Roma nella Direzione Spettacolo con Angelo Romanò fino al 1975, poi RaiUno fino al 1987 quindi è esploso con la travolgente RaiTre di Guglielmi. Dal 2000 ha insegnato linguaggio radiotelevisivo all’Università di Padova. La sua vita di inventore di intrattenimento la racconta in un libro con paragrafi rapsodici, apparentemente disordinati e incompleti ma gustosi; è la tecnica della battuta del varietà trasferita sulla carta stampata: “L’esondante ben temperato “, Castelvecchi, Roma 2022, pag.93, euro 13,50. È il terzo libro in pochi anni, di un uomo che non ha perso arguzia e ironia, dopo “Complimenti per la televisione” con Luigi Mastropaolo 2016 e “Paura non abbiamo, donne e televisione in Italia” 2019. Il titolo alternativo poteva essere “Memorie di un mammo Rai” perché così era considerato dagli artisti che lui faceva esordire sul piccolo schermo. “Ho trascorso la vita tra personaggi esondanti per carattere e per dimensione professionale e mi sento anch’io un esondante ma solo di invenzioni; ben temperato perché l’esperienza è stata lunga e ho in cuore Bach”.
Racconta del lungo viaggio negli ottanta in giro per tutta Italia alla scoperta di talenti con Guido Sacerdote (il grande autore della coppia Falqui-Sacerdote). Vennero anche a Venezia, dove dirigevo i programmi regionali, ma trovarono poco o nulla perché il Veneto allora era ricco di spettacolo classico (musica, teatro, arte) ma non di leggero. La pesca di quel viaggio fu abbondante, soprattutto in Liguria, in Lombardia e in Campania: Chiambretti, Fazio, Cecchi Paone, Corrado Tedeschi, Faletti e Iacchetti poi scippati dalla concorrenza.
Tra i lampi del racconto emergono episodi dell’infanzia piemontese, dell’incubo dei bombardamenti, dell’allegria studentesca, della figura della madre che sapeva inquadrare e valutare le persone (dote trasmessagli). Delicata e struggente è la storia d’amore con Renata Mezzera, sua moglie e collega. L’episodio più divertente è il matrimonio in Campidoglio con un ufficiale di stato civile in piena confusione. Gli elementi biografici sono mescolati ad aneddoti classici, in multi-versione, della storiografia Rai (Segovia definito “un vecchietto con la chitarra” dal portiere dello studio) ma mancano “Santità il bianco spara” e “Santità faccia finta di pregare”. Tenera e spassosa è la galleria degli “inventori”, personaggi che si presentavano nel suo ufficio proponendo cose strampalate: sogni con Totò, miniatura dell’ugola di Aureliano Pertile, le lumache da corsa…
Il cuore del libro è nelle considerazioni sull’aspetto fondamentale della sua professionalità: cercare e scoprire talenti nuovi e inventare programmi adatti a valorizzarli. È un intuito affinato dalla pratica. Bisogna capire se l’artista è in grado di dominare la scena e di trasformarla secondo un proprio indirizzo, senza farsi trascinare dalla consuetudine. Andava a vedere di persona nei teatrini, non si fidava di giudizi di intermediari. Un collaboratore gli riferì “Tre napoletani…la solita roba” a proposito della Smorfia (Arena, De Caro, Troisi). Bruno non ama i provini negli studi televisivi, freddi come sale operatorie e che di fatto inducono a fare il verso ai famosi. Negli scantinati si vede chi ha talento e forza di emergere. Chi cerca strade diverse dalla televisione è poi in grado di padroneggiare questo mezzo. Bisogna guardare oltre le apparenze della persona. Stiano attenti i guardiani del perbenismo: tipi inappuntabili possono produrre cose sconvolgenti; è l’avvertenza di Voglino. Si pensi a Gloria De Antoni e Oreste De Fornari che, sottovoce, fecero esplodere due bombe come Daniele Luttazzi e Luciana Littizzetto in “Magazine 3” e “Letti gemelli”.
Voglino ha attraversato tutte le dimensioni dello spettacolo televisivo: dal quiz popolare di Bongiorno alla scena in abito di gala di Baudo, al salottino di casa sovraffollato di Arbore, per approdare alla sua televisione sperimentale, fuori dai canoni.” La televisione è il presente, ma a me piaceva farla al futuro”. I programmi a cui mi sembra più legato sono “Non stop” (1987) per la prima volta un varietà senza manovratore, di cui rivendica orgogliosamente di essere il vero autore, dopo averne coltivato l’idea per anni (allora i dirigenti inventavano ma non firmavano) e “Quelli che il calcio” dove si parlava appassionatamente di partite senza mostrare nemmeno un’immagine del campo da gioco e “Complimenti per la trasmissione” autoironia di programmista.
Leggiamo il libro: complimenti per la pubblicazione!
“Il canto è un senso di amore” è un poema teatrale scritto per lo spettacolo di celebrazione dei cinquant’anni (30 novembre 1957) dalla scomparsa del tenore lirico Beniamino Gigli, all’ Arena Gigli di Porto Recanati il 6 luglio 2007, organizzato dal Comune di Porto Recanati. Regia di Luciano Gregoretti e Maria Teresa Copelli. Interpreti Alessia Raccichini, Bruno Maria Tallini e l’autore Antonio Bruni.
Antonio Bruni -Alessia Raccichini -Bruno Maria Tallini
Il poema è stato poi edito in programma radiofonico, con la stessa compagnia e regia, e trasmesso in tutto il mondo da Rai International in tre puntate nel mese di novembre 2017.
Si articola in nove quadri in dialogo con la voce di Gigli. Dalla memoria dell’artista emergono una ninna nanna, la figura girovaga del cantante attore, l’affetto per la lingua e la civiltà italiana e immagini dell’infanzia nelle Marche. Di ogni quadro qui i primi versi. Il testo integrale nel pdf.
Primo quadro Il canto è un senso di amore mia madre me lo insegnava tenendomi stretto la sera calore di latte e di voce mi hanno destato il respiro…
Secondo quadro Ninna nanna nanna ninna La cicala ha un violino è un tamburo il ciabattino ciuccia mamma il vitellino fa un acuto l’asinello dormi bimbo dormi bello ecco il re col suo mantello…
Terzo quadro Campane! Montare la torre legarsi al fuggire di corde lasciarsi oscillare dal bronzo aprirsi in rime volanti in ali di tocchi soffiare espandersi in gara col vento…
Beniamino Gigli
Quarto quadro Madonna che ha ai piedi un gattino mi sembra indicare a usignolo che è solo nel bosco ed intona dolcezza d’esistere in piume a questa missione m’invita?…
Quinto quadro Ombrelli grondanti pinoli le viti in abbracci succosi a giovani ulivi contorti pennelli di grazia i cipressi salutano il vento leggero colline che ondeggiano al mare…
Caricatura disegnata dal tenore Caruso
Sesto quadro Non ho più un volto in me stesso ma assumo la storia e la vita di un altro che mai è esistito che è stato animato su carta che ha tatto e odori non miei…
Settimo quadro Uscire in scena ogni sera è gettarsi dal volo d’aereo sortita che non si ripete il faro che taglia lo spazio mi isola nudo e inebriato esalta l’istinto del divo…
Ottavo quadro Lontano nel mondo li incontro paesani emigrati sperduti parenti in lunghe catene famiglie spezzate e speranti partiti in cerca del pane con occhi che dicono fame già parlano male italiano…
Nono quadro Parole che suonano intere distese arrotondano voce che armonica sgorga da labbra…
è dolce in preghiera e in amore nel canto si volge al sublime italiano la lingua che esprimo e che amo…
UnoMattina Indice Segreto del kiwi Gravidanza di albicocca Asocialità del fico Colori dell’arancia Richiamo della fragola Acrobazie delle ciliegie Augurio del melone Maturità della pesca Omaggio al Re Limone Mani banane Suoni dell’ananas Solfeggio della susina Mitezza della pera Invito dell’anguria Abbraccio dell’uva Intensità del mirtillo Missioni della mela Segreto del kiwi
le poesie di UnoMattina – Procacità della frutta
Il segreto del kiwi
La buccia è pellicola bruna che ruvida il morso sgradisce poliedrico fiore racchiude che esige mostrarsi con arte da come si taglia è variante dei semi si accende ornamento mosaico di umori e di aromi dipinti in percorsi sottili vitali essenziali potenti
Gravidanza di albicocca
La pelle mia pallida e acerba si abbronza al sole d’estate dal giallo scurisce al rosato divento una donna in rigoglio mi apro in due parti gemelle un figlio svelando nel seme il nòcciolo lindo e brunetto ripete il colore del ramo conferma la nascita a oriente Asocialità del fico
Lasciatemi libero e solo detesto i chimici imbrogli sviluppo improvviso in anfratti riparo dal caldo con foglie usate a velare i pudori nascondo il colore del frutto esigo sia colto maturo ma fuori stagione irritante con lattice bianco respingo
I colori dell’arancia Dai candidi fiori nuziali mi vesto di verde in acerbo poi pallido giallo mi impolpo nel biondo normanno e tarocco che in spicchi si dona alla gola nel rosso sanguigno e ristretto che in succo sferzante si beve dei toni più accesi mi tingo esprimo fiammata del sole
Richiamo della fragola E’ un piccolo bacio scarlatto nascosta vezzosa in cespugli primeggia in sapore nel bosco esige la corte di amante per farsi gustare matura sprizzando colore di gola selvatica è senza rivali minuta concentra profumo disdegna contorno nei piatti
Acrobazie delle ciliegie Gemelle in coppia ed in trio purpuree figlie di giugno danziamo su fili e su anelli sospese tra rami e tra foglie arditi trapezi del circo con salti e capriole attiriamo gli sguardi e le gole in attesa venite a prenderci al volo nessuno si sazia di noi
Augurio del melone
Si sente lontano il profumo invade gli ambienti e le cose risuona di calda stagione
gigante non si alza dal suolo soddisfa il più forte appetitola scorza graffita nasconde
polposi e amabili umori abbonda di semi in speranza progenie colore del sole Maturità della pesca
Un brivido provoco al tatto difendo la polpa mia acerba ambisco arrivare a pienezza di succhi che allietano gola
ardita ed intensa di tinte assommo intera l’estate coi fiori saluto l’inverno matura profumo l’autunno seconda nel mondo alla mela Omaggio al re limone
Sei segno di caldo e di umori festoso nei quadri e in giardini colore riassume la luce
sapore ha l’essenza del lampo protetto da rami insidiosi più intenso di tutti gli agrumi
sorpassi stagioni e nazioni fortifichi muscoli e vene salvezza di notti indigeste Le mani banane
E’ pioggia di dita che sale giganti ghermiscono il caldo abbraccio che parte dal fiore violaceo segnale di dono che in grappoli forma capanna di un verde che presto tramuta nell’oro tigrato e maturo un morbido cono dischiude sollievo a chi soffre calura
L’invito dell’anguria Mangiarla richiama una festa ballare con ritmi e canzoni cantare sudare sfrenarsi richiede scurirsi di pelle per reggere tinte splendenti il verde tigrato che sfida il rosso che invade la gola il bianco che il morso arresta il nero che in seme è promessa
I suoni dell’ananas Festante trofeo in foreste la pigna panciuta e polposa matura in manciata di mesi conserva i colori del caldo perpetua pienezza di pianta troneggia tagliata su tavola corteccia è contorno col ciuffo abbonda spremuta in bevanda profumo pervade profondo
Solfeggio della susina
S’appiglia nei rami alle foglie al forte soleggio scurisce sorride al mercato nel cesto somiglia in colori distinti ad altre diverse sorelle resiste a spogliarsi di buccia sussurra sapori in contrasto assomma l’acidulo e il dolce disseta con l’oro di goccia L’abbraccio dell’uva Per tutta la vita io avvinghio da quando arrampico tralci in pampini cingo i filari sul raspo mi affollo grondante poi sbordo da tavole e cesti è arte l’avvolgersi mio su statue inferriate pitture fintanto tramuto nel vino allegra le menti avviluppo
Intensità del mirtillo
Modesto mi celo ai passanti su stretti sentieri nei boschi occhieggio da bassi cespugli protetto da saggi castagni precedo caduta dei ricci la mano leggera mi coglie con piccoli e tanti fratelli la bocca paziente mi gusta la tingo di un nero ammaliante Mitezza della pera Bisaccia pendente dal cielo mi allungo a donare il mio peso in basso rigonfio la polpa racchiudo nel ventre più ampio la stella dei dispari semi indosso i colori del bosco su buccia modesta e tranquilla richiamo le miti creature confido sapore di pace
Missioni della mela La Bibbia mi ha dato il destino di essere usata in giudizio tentare sedurre sfidare il simbolo mio controverso ricorre in umane vicende eppure son tonda e tranquilla in tutte le tinte nutriente non faccio mai male a nessuno il medico mando in cantina
Amo la poesia come parola che da suono si trasforma in canto e in musica. La prova del nove di un verso è ascoltarlo. L’interpretazione può arricchirlo di significati oppure spegnerlo. È una sfida difficile ma ho sempre preferito pubblicare le poesie in voce, più che su carta stampata.
Nel 1986 la prima lettura pubblica: le poesie raccolte nel libro Il filo di lana al Teatro Accademico di Castelfranco. Altre presentazioni e letture: Hotel Plaza di Roma, Palazzo della Provincia di Treviso, Loncon, Marradi, Belgirate, Albarella.
Seguì da Da Eva a Marianel 1987 con la mostra di Ernani Costantini alla Scuola di San Giovanni a Venezia, alla Gran Guardia di Padova e alla Gran Guardia di Verona. Nel 1988 il coreodramma L’orto dell’Aurora, con il Gruppo Italiano di Danza Libera. Spettacoli: Vicenza Teatro Roma, Assisi Auditorium La Cittadella, Roma Auditorium Regione Lazio, Venezia Scuola San Giovanni Evangelista.
La sfida più impegnativa è stata pubblicare in scena Mi svelo ma in animo nuda, il poema con le novanta storie del corpo di donna. L’idea fu di Idalberto Fei, regista di prosa radiofonica, vincitore del Premio Italia. Organizzò nel 2002 quattro serate al Tempio di Dioniso a Roma. Venticinque attrici diedero voce ad altrettante donne anonime protagoniste dei racconti. L’anno successivo ci fu una maratona di sei ore al Teatro de’ Servi. Le interpreti ad alternarsi sul palco furono trentadue. Sono seguite negli anni altre letture, un totale di diciotto, tra cui quella a otto voci del 2011 alla Domus Talenti e le quattro rappresentazioni del Teatro Belli del 2017, con dieci attrici e la regia di Antonio Salines. Le interpreti di Mi Svelo sono arrivate al numero di cinquantadue, una grande collezione con nomi illustri dello spettacolo italiano.
Il massimo di pubblico è stato per le duecentodue poesie in diretta televisiva nel programma di RaiUno UnoMattina. L’ascolto quotidiano alle 7,45 del mattino, per due stagioni (2003-2004), ha raggiunto picchi di due milioni di persone.
Ferrofania-Ferrofonia poema sul ferro, musiche di Alfredo Tisocco, in dialogo con le sculture di Toni Benetton, rappresentato al Museo Benetton 2011, Gypsoteca Canoviana di Possagno 2006 e al Castello di Pergine Valsugana 1996.
Altri lavori: Il canto è un senso di amore Sonata degli argenti in versi, Ferrofania Feneste e foglie morte Molte poesie in singoli video, Youtube canale Antonio Bruni
Dall’esordio del 1986 fino al 2020 (Sognando i Serpésci, Teatro de Ginnasi) ho contato centosessantacinque apparizioni dal vivo delle poesie in teatri, televisione, radio, sedi istituzionali, circoli e piazze.
A marzo del 1980 la Rai mi trasferì dalla sede di Aosta a quella di Venezia come direttore dei programmi regionali. L’anno prima era nata RaiTre, rete regionale. L’incontro con il Veneto fu un’esperienza che mi cambiò. In quel periodo tornai anche a esprimermi attraverso la poesia.
Conobbi una regione ricca di personalità e di arte, storia, religiosità e lavoro e ne tracciai un ritratto degli anni 80. Negli archivi della Rai è conservato un lascito storico regionale: oltre cento persone protagoniste di quegli anni, alcune di livello internazionale, raccontano direttamente di se stesse e del rapporto con la propria terra:
PERSONALITÀ Tina Anselmi, Vittore Branca, Enrico Berti, Giancarlo Ligabue, Giuseppe Mazzariol, Uto Ughi, Cesare Musatti, Germano Pattaro, Guido Perocco, Sergio Perosa, Massimo Rendina, Licio Boldrin, Eugenio Ravignani, Sabino Acquaviva, Ulderico Bernardi, Ettore Della Giovanna, Pietro Nonis.
IMPRENDITORI Gianfranco Zoppas, Carlo Alberto Cappelli, Roberta Giuliana Di Camerino, Giorgio Gioco, Lorenzo Giomo, Marino Puggina, Teofilo Sanson.
SCRITTORI Ferdinando Bandini, Elio Bertolini, Cino Boccazzi, Riccardo Calimani, Ernesto Calzavara, Ferdinando Camon, Giuseppe Campolieti, Dino Coltro, Carlo Della Corte, Enzo Demattè, Michele Luna, Sandro Meccoli, Luigi Meneghello, Gino Nogara, Goffredo Parise, Gianni Pieropan, Aldo Piccoli, Neri Pozza, Ivo Prandin, Bino Rebellato, Nantas Salvalaggio, Virgilio Scapin, Mario Rigoni Stern, Giorgio Saviane, Andrea Zanzotto, Alvise Zorzi, Ferruccio Mazzariol.
SPETTACOLO Giuseppe Maffioli, Francesco Pasinetti, Rodolfo Sonego, Pino Donaggio, Valter Santesso, Lino Toffolo, Maurizio Targhetta, Sirio Lungibul, Toni de Gregorio, Gianni Da Campo, Gianluigi Secco.
ARTI FIGURATIVE Toni Benetton, Ernani Costantini, Luciano Gaspari, Enrico Bravo, Luigi Rincicotti, Gianluigi Zanette, Renato Varese, Clauco Benito Tiozzo, Edoer Agostini, Rosabianca Cinquetti, Gino Cortelazzo, Virgilio Guidi, Luigi Tito, Vico De Luigi, Ferruccio Gard, Corrado Balest, Giovanni Barbisan, Renato Borsato, Augusto Murer, Zoran Music, Armando Pizzinato, Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso, Milo Manara, Giorgio Cavazzano, Ottorino Stefani, Francesco Piazza, Gianni Aricò, Carlo Balljana, Remigio Barbaro, Simon Benetton, Danilo Bergamo, Paolo De Poli, Antonio Fasan, Eugenio Rinaldo, Luigi Tomaz, Luciano Vistosi, Tono Zancanaro, Vico Calabrò.
I PROGRAMMISTI I ritratti furono trasmessi nelle serie di programmi regionali: Cerchiamo di volare, È gradito il dialetto (da me curati), Racconti minimi di Vito Minore e Raccontare l’uomo di Carlo Montanaro. realizzati dai registi interni: Angelo Baiocchi, Giacomo Cadore, Mariangela Carone, Mario Maggiore, Maria Maschietto, Paola Scarpa, Emilia Verrua, Gianfranco Prato, Ivana Suhadolz e da un gruppo esterno di giovani, affermatisi poi nella professione, come Ornella Barreca, Antonello Belluco, Luigi Zannini, Gabriele Coassin, Cecilia Tito, Claudio Baccarin, Adele Savastano, Stefano Annibaletto, Ottavio Innocenti, Cinzia Nicoletto.